La sospensione dei davi sul food italiano incentiva la corsa a fare magazzino.
Soltanto poche ore sono passate dall’entrata in vigore della sospensione dei dazi USA sui formaggi, i salumi e i liquori italiani, ma nei magazzini americani di importatori e distributori già circola l’ordine di fare scorta. Obiettivo: approfittare di questi quattro mesi di moratoria per rimpinguare gli scaffali, nel caso i negoziati UE-USA dovessero andare male e, a partire da luglio, i dazi al 25% si ripresentassero alla porta. «Noi speriamo in un’intesa – ha dichiarato il dg del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni – intanto i nostri partner commerciali negli Usa hanno aumentato gli ordini, perché essendo un formaggio stagionato, il Grana Padano DOP può essere facilmente stoccato. I dazi aggiuntivi del 25% sui costi di ingresso di 16omila forme di Grana Padano esportato negli Stati Uniti hanno pesato per oltre 16 milioni di euro sul prezzo complessivo del prodotto». Fare magazzino, insomma. Peccato che sia più facile a dirsi che a farsi: «In questo momento dobbiamo fare i conti con difficoltà logistiche molto rilevanti», racconta Micaela Pallini, presidente del gruppo Spiriti di Federvini. Ai liquori italiani i dazi sono costati un crollo delle esportazioni verso gli USA del 40%.
Dal punto di vista quantitativo, è senza dubbio quello dei formaggi il settore del Made in Italy che ha accusato il colpo più grosso da un anno e mezzo di dazi: «Associati alle chiusure per Covid, al deprezzamento del dollaro e all’aumento dei costi di nolo, in un anno abbiamo perso più di 6o milioni di euro – ricorda il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti.
Per il mondo dei salumi, invece, il mantra della corsa al magazzino è più complesso: «Per il mercato americano ci vogliono specifiche precise, bisogna fare una produzione ad hoc e non è detto che ce ne sia il tempo», spiega Davide Calderone, direttore di Assica.
Fonte: Il Sole 24 Ore