Una volta c’erano i ladri di polli, adesso nelle nostre campagne scorrazzano bande super organizzate, gente pronta a razziare ogni cosa, dai trattori a interi raccolti di arance, e poi olive, Nocciola del Piemonte IGP, Limone Costa di’Amalfi IGP e prodotti ancora più pregiati come formaggi e vini. Nel Salernitano e in Puglia sono all’ordine del giorno furti di ingenti quantitativi di olio extravergine. In provincia di Barletta per prevenire i furti di olive sono arrivati ad organizzare ronde notturne e a ingaggiare vigilantes. Nel Lazio e nel Cuneese, grossi furti di nocciole sono all’ordine del giorno. Preoccupante anche l’aumento di furti di Limoni IGP in Costiera amalfitana, mentre nel Catanese sono spariti centinaia di migliaia di chili di arance. E del resto anche al dettaglio vini, liquori e formaggi sono tra i preferiti dai ladruncoli di tutti i giorni che dagli scaffali dei supermercati arrivano a sottrarre in un anno quasi 3 miliardi di euro di prodotti agroalimentari e vitivinicoli. In cima a questa singolare «lista della spesa» c’è anche il Parmigiano Reggiano DOP, che soprattutto alla vigilia delle feste va letteralmente a ruba. Secondo le stime della Coldiretti negli ultimi tre anni i furti del formaggio italiano più famoso nel mondo hanno sfiorato i 10 milioni di euro di controvalore. In totale sono state infatti 20mila le forme sottratte a caseifici, magazzini, distributori e supermercati.
Come difendersi? In Emilia, oltre a potenziare i sistemi d’allarme, sempre più produttori di Parmigiano Reggiano DOP si affidano ai grandi depositi, delle specie di bunker super vigilati gestiti dalle banche locali e capaci di contenere decine e decine di migliaia di forme. Ma è chiaro che serve uno scatto in più: secondo il direttore generale del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti, «serve una cabina di regia con le forze dell’ordine e un’operazione di Intelligence per contrastare il fenomeno dei furti». Il direttore spiega anche che «il fenomeno ha avuto un’impennata negli ultimi quattro-cinque anni, da collegare alla crescita generale della criminalità diffusa che opera anche con furti di gasolio e depredando le aziende agricole. Le campagne sono aree più vulnerabili e i caseifici, perlopiù artigianali, spesso si trovano in località isolate, e faticano a dotarsi di sistemi d’allarme evoluti. Il vero problema è capire quali siano i canali di smercio: non sono mai state trovate tracce del formaggio rubato, gli autori sono persone che sanno come far sparire il prodotto».
Fonte: La Stampa