«Siena è diventata un’icona mondiale dello sviluppo sostenibile. Lo abbiamo visto anche nel corso dell’assemblea generale dell’Onu sui cambiamenti climatici. Gli affreschi del ciclo del Buongoverno sono una sorta di Agenda del 1338, simile a quella dell’Onu del 2030. Il circuito virtuoso tra città e campagna, l’acqua pulita, la lotta alla povertà, la salute, le opere pubbliche, sono tutti obiettivi contenuti in quei capolavori. E oggi l’Agrifood è visto come un motore di sviluppo importante per raggiungere i 17 traguardi fissati dalle Nazioni Unite».
Il professor Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione Prima, presenta così l’appuntamento con Agrifood Next, le storie di imprese e di innovazioni sostenibili nel campo dell’agricoltura e dell’alimentazione. «Oggi ogni comunità – spiega Riccaboni – vuole valorizzare i propri prodotti, ogni Paese fa leva sulle sue eccellenze alimentari, c’è una grande fetta dell’economia che si regge sul cibo e la salute. Il Mediterraneo è centrale in questa visione. Prima è il programma, finanziato dalla Commissione europea e dai governi di 19 Paesi del bacino del ‘mare nostrum’, in pratica tutti, eccetto Libia e Siria, che vuole immettere robuste dosi di innovazione in un settore tradizionalmente conservatore».
Il quartier generale di Prima è a Barcellona, il budget è di mezzo miliardo di euro, Siena ospita al Santa Chiara Lab il Segretariato Generale e tutti i progetti sono focalizzati su un agrifood sostenibile. «Molte imprese eccellenti e tanti esperti verranno a dialogare a Siena su come si possano conciliare dimensioni, produzioni di qualità e profitti necessari. Sono i tre aspetti cruciali del triangolo del futuro. Ma qui a Siena – ribadisce il presidente Riccaboni – parleranno gli innovatori, coloro che hanno portato idee nuove in aziende piccole, facendo agricoltura sostenibile, con prodotti di qualità e guadagnandoci anche. Tutti i tentativi di far crescere le aziende italiane, in qualsiasi settore, non hanno avuto successo. E allora, partendo dalla dimensione, devi vincere sui mercati battendo tutti sul tempo».
Facile a dirsi, Agrifood Next cercherà di dimostrare che non è difficile farlo. Mutuando Frankestein junior, il motto dell’evento è ‘Si può fare’. «Ospiteremo un’azienda di Agrigento, la Geva – è il primo esempio di Riccaboni – che produceva uva e ortaggi in maniera convenzionale ed era minacciata da competitor aggressivi. Ora fa la coltura idroponica e fuori suolo, usando poca acqua e poca terra, ed è diventata la leader in Europa per il vino da tavola. Oppure Sfera, azienda grossetana: una serra multitecnologica che recupera l’acqua piovana, è efficiente nell’uso delle risorse naturali e produce pomodori di elevata qualità, con l’idroponica. C’è Agrorobotica, che combatte i parassiti nei campi con l’intelligenza artificiale. Ci sono anche imprese, come la Fabbrica di liquirizia Amarelli, che hanno fatto innovazione nell’organizzazione e nell’offerta. Se riesci a far diventare il tuo prodotto un ‘cult’, sei riuscito nell’intento».
Nell’evento del 15 e 16 Novembre, gli innovatori dialogheranno con la ricerca e le università, assieme ai policy makers, dalla Commissione europea al Parlamento e alle Regioni. «Vogliamo scattare una foto dinamica sul futuro possibile, mettere al centro – è il refrain degli organizzatori – le storie reali di innovazione, confrontandole con gli atenei, il Cnr, Enea, Crea, i centri di eccellenza della ricerca. Il mondo dell’Agrifood è un laboratorio, la spinta dei giovani e delle donne sta cambiando molte cose. Bisogna solo dimostrare che l’agricoltura non è solo trendy, ma può anche darti il pane e il reddito per vivere. Turismo, paesaggio, enogastronomia, sono tutti grandi business legati all’Agrifood. Se non c’è l’agricoltura, tutto il resto si smonta».
Fonte: QN – Economia e Lavoro