In uno scenario segnato dal rallentamento della crescita economica a livello internazionale, il settore agroalimentare italiano conferma il suo buono stato di salute e continua ad incrementare il giro d’affari. Secondo le stime dell’Istat rielaborate dall’Osservatorio di Tuttofood, il fatturato del comparto ha raggiunto lo scorso anno il risultato record di 140 miliardi di euro, con una crescita del2,2 per cento rispetto ai 137 miliardi del 2017. I prodotti del Bel Paese piacciono agli italiani ma sono apprezzati sempre di più anche all’estero, tanto che le esportazioni continuano a crescere di anno in anno, anche se il tasso del 2018 è stato il meno brillante dell’ultimo decennio e la bilancia commerciale risulta ancora negativa. Se l’export ha raggiunto lo scorso anno per la prima volta i 41,8miliardi di curo, in crescita dell’8 % (nel 2018 l’incremento era stato del 7 per cento), il giro d’affari delle importazioni, seppur in calo dell’1,1 per cento, rimane infatti più alto a quota 44,7 miliardi di euro.
L’agroalimentare rappresenta uno dei settori trainanti dell’economia italiana e uno dei principali fattori di attrattività del Paese nel mondo. Secondo i dati Exportpedia/StudioBo per l’Osservatorio di Tuttofood, il settore vale il 12,2 per cento dell’export dell’Italia, rappresentando il quarto comparto per importanza dopo metalmeccanica, chimica e moda. Dal 2000 a oggi, rileva l’Istat, le esportazioni dell’agroalimentare sono tra l’altro aumentate di più di due volte e mezzo contro le 1,76 volte del settore industriale considerato nel suo complesso. In testa alla classifica della regioni che esportano di più figurano, in ordine di posizione, la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, mentre i principali mercati di destinazione sono la Germania, con una quota del 14,8 per cento e la Francia (11,1 per cento). L’Italia rappresenta il quarto esportatore mondiale di prodotti agroalimentari, posizionandosi, con una quota dei 5,8 per cento, dietro Germania, Francia e Paesi Bassi e davanti a Stati Uniti, Cina e Spagna. Analizzando i settori che ottengono i migliori risultati all’estero, lo scorso anno il comparto vitivinicolo italiano, secondo le elaborazioni di Qualivita su dati Istat, ha fatturato nel mondo 6,2 miliardi con una crescita del 3,3 per cento rispetto al 2017, pari a 200 milioni di euro in più.
Le due principali destinazioni del vino italiano, gli Stati Uniti e la Germania, sono entrambe aumentate in valore del 4 per cento. Positive anche le esportazioni verso mercati concorrenti come Francia (+10,1 per cento) e Australia (+18,5 per cento), mentre Polonia (+23,3 per cento) e Corea del Sud (+14,6 per cento) sono gli stati dove gli incrementi sono stati più significativi. I salumi, rivelano i dati dell’associazione di categoria Assica, hanno venduto nel mondo nel periodo gennaio-settembre 2018 oltre no mila tonnellate di prodotto (+3,6 per cento) per un fatturato di circa 86o milioni di euro (+3,3 per cento). La salumeria italiana brilla in particolare in Germania, dove nel periodo preso in esame ha raccolto ricavi per 242 milioni di euro, +1 per cento, in Francia (208 milioni di euro, +4,9 per cento) e nel Regno Unito (123 milioni di euro, seppur in calo dell’1 per cento). Le eccellenze italiane in tema di enogastronomia, si sa, sono rinomate in tutto il mondo. L’analisi di Exportpedia/StudioBo mette in evidenza come alcune di esse risultino trainanti per l’export dei rispettivi settori. È il caso ad esempio dei vini della provincia di Cuneo, il cui business negli Stati Uniti, in Germania e nel Regno Unito è aumentato lo scorso anno rispettivamente di 49 milioni, 22 milioni e 18 milioni di euro. Da segnalare anche la performance delle vendite di vini dalla provincia di Siena sul mercato statunitense (cresciute l’anno scorso di 10 milioni di euro rispetto al 2017). Le vendite di pasta, biscotti e altri prodotti da forno delle aree di Piacenza e Cuneo sono cresciute parecchio nel mercato francese. Nel comparto dei formaggi e degli altri prodotti del latte, le province di Verona e Cuneo sono cresciute parecchio sul mercato tedesco (rispettivamente di 21,3 milioni e di 19,1 milioni rispetto al 2017), mentre nel settore conserve, succhi di frutta e ortaggi la provincia di Foggia ha venduto nel Regno Unito più prodotti per 34,9 milioni di euro.
Fonte: Il Corriere della Sera