Alternativo al diktat della UE, che vuole ridurre le produzioni perché «inquinano», emerge il modello italiano: esportare in africa qualità e tecnologie, e allacciare partnership per valorizzare le terre fertili.
Se l’Europa parla di agricoltura scatta l’undicesimo comandamento: non indulgere in contraddizione. La Commissione spinge nel ridurre le produzioni per abbassare le emissioni, però minaccia carestie se non si arresta il cambiamento climatico. Tutto questo in uno scenario di massima instabilità, con i prezzi in pericolosa oscillazione per il perdurare della guerra in Ucraina e la conseguente incertezza sull’esportazione dei cereali dai porti del Mar Nero.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione, ossessionato dal cambiamento climatico e amico delle multinazionali specializzate in cibi di laboratorio (finanzia – anche con soldi europei – i bioreattori olandesi che producono bistecche partendo da cellule staminali estratte da siero fetale bovino, mentre fa chiudere le stalle vere perché «inquinano»), è arrivato in Italia. Con un road show per convincere il Paese più riottoso verso il Farm to fork – la versione in chiave agricola del Green deal di Ursula von der Leyen – che arriverà l’apocalisse.
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Fonte: Panorama