L’Unità
Guardare oltre l’ostacolo, saper indicare una direzione, dare prospettive di futuro; ecco, in sintesi, i motivi del boom agricolo dei giorni nostri testimoniato dall’ultimo rapporto Censis-Cia (Confederazione Italiana Agricoltori). L’agricoltura si è ri-conquistata uno spazio centrale nella società, ma anche nella vita e nei valori delle persone. Conoscendo l’impoverimento della cultura rurale italiana dei passati decenni, credo sia naturale chiedersi i motivi di questa trasformazione epocale. Le nuove politiche agricole protagoniste di un ”Italia che cambia verso”.
In altre parole, perché il sentimento diffuso della ‘società urbanizzata’ di considerare in modo dispregiativo l’agricoltore, il contadino, il ‘bifolco’, si è ad un certo punto radicalmente trasformato nella convinzione che questa figura e i valori che si porta dietro siano uno degli ultimi simboli positivi della patria? Evoluzioni impossibili da spiegare con una singola causa.
Traslando alcuni concetti darwiniani, però, potremmo affermare che la chiave di questo ‘successo’ dell’agricoltura italiana sia stata la capacità di trasformazione e di innovazione. Più dei nuovi metodi e dei nuovi linguaggi politici millantati da movimenti come il ‘grillismo’, tanto per essere attuali, l’agricoltura ha saputo rimodulare spazi e valori sociali in una maniera soprendente.
Gli aspetti in cui il lavoro a contatto con la terra ha influito in maniera determinante sono molti e hanno caratteristiche diverse. In primis, la capacità di ridisegnare tempi e luoghi di una società, quella italiana, al centro di un grande processo di ristrutturazione dovuto soprattutto alla recessione; l’esempio degli orti urbani vale per tutti. Circa un italiano su due ha preso l’abitudine di coltivare sui balconi di casa o in spazi cittadini altrimenti abbandonati al degrado. L’utilizzo di questi terreni, spesso e volentieri collettivo, fa rinascere la vita nei quartieri, sia dal punto di vista dell’ambiente che della socialità. Senza contare anche qualche risparmio economico nel carrello della spesa. La cultura contadina tra strade e palazzi cambia la qualità della vita anche dal punto di vista dei tempi, portando la città ad assumere un ritmo più slow, e dell’attenzione, facendo guardare verso un futuro più efficiente e più adeguato alle esigenze dei cittadini.
Coltivare contribuisce anche a dare il giusto valore al cibo che mangiamo perché richiede tempo, fatica e denaro, insegnando a bambini ed adulti a non sprecarlo. Naturalmente, tutte le buone regole dell’agricoltura fatta in campagna valgono anche qui: controllo dell’inquinamento dei terreni, metodi di coltivazioni bio e molto altro vanno appresi da chi possiede il ‘saper fare’. Le pratiche agricole, inoltre, ci indicano sane regole di vita riguardo l’alimentazione, tema, come testimonia l’Esposizione Universale dedicata, sempre più stringente man mano che la popolazione mondiale cresce e la terra manifesta forti insofferenze verso l’operato dell’uomo. Ritornare a fare il pane in casa, le conserve, i formaggi rappresenta un trend che oggi sta lentamente cambiando le modalità di preparazione del cibo e lo stare insieme in famiglia soprattutto nelle città. Evoluzione incentivata peraltro dalla continua crescita sia dei mercati del Km zero in città, sia degli spacci delle aziende nelle campagne.
Anche il ruolo dei cosiddetti GAS, i gruppi di acquisto sociali, ha definito nuovi rapporti fra aziende e consumatori all’insegna della trasparenza commerciale. Il ritorno delle tante sagre paesane, nate nel dopoguerra e poi quasi scomparse dopo il boom economico degli anni Settanta, insieme al fiorire di associazioni culturali legate dal fil rouge ‘cibo-territorio-cultura’ sono un ulteriore indicatore del potere che sta esercitando l’agricoltura su aspetti importanti della società moderna.
In ultimo il dato che riguarda il mondo giovanile: nel 2013 anno, su 11.500 start up agricole, il 17% è stato costituito da persone al di sotto dei 30 anni; nello stesso periodo si è registrato un aumento di circa il 43% di iscrizioni alla facoltà di agraria. Questo processo di trasformazione è solo agli inizi, ma i segnali che emergono dal rapporto sono chiari netti: il quadro socio-economico italiano sta cambiando grazie al contributo determinante del settore primario.
E’ giusto pensare da qui in avanti a come possiamo ridisegnare le politiche agricole anche attraverso una visione più ampia dove gli aspetti innovativi offrono spunti interessanti di reale cambiamento. In questo contesto gran parte dell’azione governativa di un Italia che “cambia verso” passerà inevitabilmente dalle scelte agricole, alimentari ed ambientali.
Unita_3105.pdf