Etichetta alimentare: il sistema Nutriscore voluto da Parigi minaccia un settore che rappresenta il 25% del Pil.
Nutriscore contro dieta mediterranea, sembrerà strano ma è uno dei dossier che Giorgia Meloni avrebbe accennato nel loro primo incontro a Emmanuel Macron costretto a difendere l’invenzione francese dell’etichetta a semaforo. È uno scontro che vede Italia e parte della Francia schierate su fronti opposti a Bruxelles. Ma se prima era solo Parigi a innalzare il vessillo della sovranità alimentare ancorché i contadini e vigneron d’Oltralpe siano contrari all’etichetta a semaforo – ora anche l’Italia ha deciso di farsi sentire. È il caso più urgente perché ha conseguenze dirette sulle nostre esportazioni alimentari e la Commissione europea decide entro la fine dell’anno quali sistema di etichettatura adottare.
Etichetta europea – Il Nutriscore francese sta perdendo terreno. Claire Bury, direttore generale alla sanità dell’Unione Europea, non lo ritiene idoneo e si è lasciato scappare «non sarà il Nutriscore l’etichetta europea». La ragione è semplice: Parmigiano, prosciutto, olio extravergine di oliva, vino sono etichettati da questo sistema come prodotti nocivi, mentre le bibite chimiche sarebbero dei toccasana. In contrasto palese con tutta la ricerca nutrizionale del mondo, che premia i cibi della dieta mediterranea e dunque italiani. Gli stessi autori del “semaforo” alimentare hanno dovuto aggiustare l’algoritmo su cui si fonda e ammettere che non tiene conto degli additivi chimici. La battaglia è dura, ma il nostro presidente del Consiglio potrebbe intestarsi una prima decisiva vittoria se con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida riuscirà a battere la pretesa francese, ma anche olandese, belga e tedesca.
Per l’Italia vale 25% del Pil – L’Italia sulla Sovranità alimentare si gioca un quarto del Pil e la sua più immediata possibilità di ripresa se la crisi energetica dovesse affievolirsi così come le tensioni di guerra in Ucraina. Il derby è inevitabilmente con la Francia. Come evidenzia un recentissimo studio curiosamente targato Bnl-Bnp Paribas «nel confronto tra i paesi dell’Unione europea, l’Italia ha il maggior numero di occupati nell’agricoltura e nel 2021 era seconda sia per valore della produzione (13,5% del totale Ue) che per valore aggiunto (17,7% del totale Ue) sopravanzata solo dalla Francia». Vi è dunque un possibile derby per le sovranità alimentari, ma la nostra ai fini della ricchezza nazionale pesa di più e soprattutto è più dinamica. Se non ci fosse stata la crisi energetica, il nostro export agroalimentare avrebbe sfondato quest’anno i 63 miliardi con un balzo in avanti rispetto allo scorso anno – già fu record con 52 miliardi – del 17%.
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Fonte: Verità e Affari