Molini Pivetti, l’azienda molitoria di Renazzo, in provincia di Ferrara, ha presentato il suo primo Report di Sostenibilità, per condividere un percorso di sviluppo virtuoso su cui lavora da anni.
Quello della sostenibilità è un tema ormai sulla bocca di tutti. Per far sì che non si trasformi in concetto vuoto e di facciata è necessario che sia accompagnato da azioni concrete che si inseriscano in un piano di sviluppo virtuoso e, appunto, sostenibile.
È quanto sta facendo Molini Pivetti, azienda molitoria di Renazzo, frazione di Cento, in provincia di Ferrara, che ha presentato il suo primo Report sulla Sostenibilità. Un documento che ha l’obiettivo di riassumere i risultati e le azioni intraprese dall’azienda nell’ambito della sostenibilità, che ruotano intorno a quattro pilastri fondamentali: agricoltura, territorio, responsabilità e squadra.
Molini Pivetti, una storia di famiglia
Procediamo con ordine e capiamo prima cosa rappresenta Molini Pivetti. Si tratta di un’azienda storica a conduzione famigliare. Nata nel 1875 su iniziativa di Valente Pivetti, che costruì il primo molino a vapore per la macinazione del grano tenero, oggi è un’azienda specializzata nella produzione di farine di alta qualità per uso professionale e per uso domestico. Una realtà con un fatturato di 62 milioni di euro nel 2021 e una capacità produttiva pari a 240mila tonnellate di sfarinati e semilavorati l’anno.
L’azienda conta tre stabilimenti produttivi, sei centri di stoccaggio, due laboratori di ricerca dotati di strumentazioni avanzate, un nuovo magazzino automatizzato, oltre a otto tecnici esperti per garantire i più elevati standard qualitativi in ogni fase produttiva, con i marchi Molini Pivetti e Molino San Giovanni.
Nella sua “base” di Renazzo, sede storica dell’azienda, sono attive due linee. Una per il grano convenzionale, in grado di produrre 120 quintali di farina l’ora, e una per il grano biologico, che ne produce 80 quintali l’ora.
Il 70% della produzione è oggi rivolta all’industria, per la realizzazione di panettoni, colombe, biscotti, mentre il 27% è destinato ai professionisti: pizzaioli, panettieri, pasticceri e ristoratori. La Gdo resta una fetta minoritaria, il 3%, che però Molini Pivetti vorrebbe allargare e su cui sta lavorando e investendo.
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Il progetto Campi Protetti Pivetti
Dicevamo dei quattro pilastri su cui è costruito il modello di sostenibilità di Molini Pivetti. Il primo pilastro è l’agricoltura, che si declina in questa caso nel progetto Campi Protetti Pivetti, marchio certificato CSQA, con cui l’azienda identifica la sua filiera tracciata e controllata in tutte le sue fasi, garantendo la totale italianità dei grani utilizzati per la produzione di farine.
Si tratta di coltivazioni sottoposte a regole rigorose sancite dal Disciplinare Campi Protetti Pivetti, che impone il rispetto di pratiche e procedure precise, ad esempio la semina delle sole varietà presenti nel Disciplinare. Terreni qualificati, materie prime di elevatissima qualità, farina purissima con trasporto, pulitura e stoccaggio dedicati.
«Campi Protetti è nato due anni fa da una base di otto aziende, oggi sono venti, per circa 350 ettari – ha sottolineato Matteo Brochetti, agronomo di XFarm, che si occupa di digitalizzazione dell’agricoltura – Alle aziende abbiamo fornito una piattaforma gestionale, sensori di monitoraggio ambientale, supporto cartografico e agronomico».
E i risultati della digitalizzazione si sono già visti. «In un anno è stato risparmiato il 30% d’acqua, il 10% dei dosaggi e il 15% sui costi di gestione», ha concluso Brochetti.
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Fonte: Italia a Tavola