Dal Molise alla Puglia rincari dal 40% in su per ogni metro cubo. Nel Nord resta l`allerta, tavolo interministeriale a Palazzo Chigi
A Termoli e a Campomarino, nel basso Molise, gli agricoltori sono scesi in piazza. L’acqua per l’irrigazione ha registrato un incremento di prezzo del 40%: per un’azienda agricola di medie dimensioni significa un rincaro fino a 2omila euro annui. Ancora peggio vanno le cose nel comprensorio di Ostuni, in Puglia, dove la Cia-Agricoltori italiani denuncia che a gennaio le tariffe per il servizio di fornitura dell’acqua sono passate da 40 centesimi a i euro al metro cubo. Più del doppio.
Domani a Palazzo Chigi, alla presenza della premier Giorgia Meloni, si riunirà il primo tavolo interministeriale di lavoro sulle crisi idriche. Ma la siccità non è l’unica tegola che rischia di compromettere l’agricoltura. L’acqua in Italia non solo manca: in molte aree è anche diventata più costosa. Il caro-bolletta è più evidente al Sud, ma non risparmia le regioni settentrionali. Nel 2023 i contadini friulani che si rifomiscono dal Consorzio di bonifica Pianura Friulana subiranno aumenti in bolletta del 39%. A Ferrara, fa sapere la Cia-Agricoltori italiani, le tariffe sono in aumento del 10%. Nel Novarese, invece, è già stato stabilito un incremento per quest’anno dell’8%, che in alcuni distretti potrebbe arrivare fino al 25%, “dipende da cosa deciderà l’assemblea dei soci del consorzio di bonifica fissata per domani”, racconta Giovanni Chiò, risicoltore e presidente di Confagricoltura Novara.
Il consorzio a cui fa riferimento è quello dell’Est Sesia: è il più grande d’Italia e serve sia il Novarese sia una parte del Pavese, vale a dire la culla della produzione italiana di riso, la coltura che richiede più acqua in assoluto.
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Fonte: Il Sole 24 Ore