Stanno partendo i piani rurali delle regioni e potrebbero portare alle imprese del settore agricolo in italia fino a 8 miliardi di euro entro il 2020, come aiuti a fondo perduto per investimenti in tecnologie e macchinari per lo sviluppo del comparto. Le imprese però dovranno coprire il 60% degli investimenti. E’ per questo motivo che Confagricoltura ha sottoscritto accordi con otto istituti di credito (Cariparma, Bnl, Popolare di vicenza, Credem, Banco Popolare le maggiori) per favorire la concessione dei prestiti con tempi certi e più rapidi, e soprattutto a prezzi vantaggiosi per gli associati.
Alcune caratteristiche delle imprese agricole (fra tutte, la non obbligatorietà di presentare un bilancio) rendono più difficoltosi i rapporti con il sistema bancario rispetto a quanto avviene in altri settori, difficoltà che emergono anche dai dati sul minore ricorso al credito da parte di queste ultime. Per questo servono prodotti dedicai, accompagnati da servizi di assistenza e consulenza specializzati. I prestiti consessi all’agricoltura sono circa 44 miliardi di euro con un trend lievemente crescente negli ultimi anni, anche se l’aumento dal 2012 al 2014 è stato pressoché stagnante secondo Confagricoltura.
D’altra parte le banche devono fare i conti con la stretta del credito imposta dalle regole europee e muoversi con cautela a garanzia dei risparmiatori, in particolare in un periodo come questo in cui è aumentata la sfiducia nei confronti del settore a causa dei recenti episodi di gestione poco trasparente. “Per rendere più facile al sistema bancario attribuire un rating alle aziende – afferma il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – abbiamo creato Agricheck, una sorta di curriculum delle aziende che dichiarano la propria situazione patrimoniale, la capacità di reddito in base alle colture”, insomma una serie di dati tecnici elaborati in uno specifico report digitale con informazioni simili a quelle contenute in un bilancio. “Certo non ci sostituiamo alle imprese – prosegue Guidi – saranno loro a dover contrattare le condizioni del credito con le banche”.
Fonte: La Repubblica – Affari&Finanza