L’Indicazione Geografica è un marchio da sfruttare e sembrano averlo capito molto bene gli allevatori sardi: negli ultimi cinque anni l’Agnello di Sardegna IGP ha visto decuplicare il numero di capi certificati, passati dai 69mila del 2010 ai 650mila del 2015, con l’elenco di richieste per accedere al disciplinare che si fa sempre più lungo. E oggi l’Agnello di Sardegna IGP è pronto a conquistare il mercato internazionale e extracomunitario. Ci sono elementi favorevoli: il ridimensionamento delle esportazioni di due colossi come Nuova Zelanda e Australia a causa della siccità, ma anche la buona immagine diffusa recentemente in merito alle proprietà nutrizionali della carne di agnello rispetto alle carni rosse.
Si guarda così verso l’estero, con mercati come la Cina e i Paesi arabi che rappresentano bacini potenziali di milioni di consumatori amanti della carne ovina. “Entro il 2050 i Paesi emergenti dovrebbero acquistare il 65% in più di prodotto – ha affermato Marino Contu, direttore dell’ARAS, Associazione Regionale Allevatori della Sardegna – ma anche in Italia, sebbene la carne ovina sia la meno consumata, le importazioni vanno oltre il 30%”.
Fonte: L’Unione Sarda