Terra e Vita
Una governance di filiera che sia organizzata e che metta in campo una strategia per la gestione del prodotto e del mercato, integrata con politiche di marketing/branding; il tutto affiancato all’azione delle singole imprese produttrici, che devono spingere al massimo la qualità. E ancora ciò che manca all’aglio bianco polesano DOP (Denominazione d’origine protetta), secondo , Corrado Giacomini, ordinario di economia agroalimentare all’università di Parma. Se ne è parlato al convegno sulle prospettive per la filiera dell’aglio bianco polesano DOP. Al centro dei lavori, quell’ “oro bianco” del Polesine, unico aglio veneto con la certificazione d’origine europea, prodotto in 29 comuni con una superficie investita di 70 ha, ma con una potenzialità di 350 ha. «Come Consorzio siamo nati nel 2010 con 20 soci, fra produttori e confezionatori – ha ricordato il presidente Massimo Tovo. Oggi siamo una trentina. Nel 2011 abbiamo prodotto 200 q, nel 2012 siamo saliti a 1,750. Oggi disponiamo di un certo quantitativo, il nostro prodotto comincia a entrare nella distribuzione ed è il momento giusto perché tutto il territorio faccia un investimento comune per portare l’aglio al successo presso il consumatore».