Sapori d’Italia
II nome è noto, ma pochi io conoscono per davvero. Si sa che dà origine a prodotti che durano nel tempo e che, però, hanno carattere austero: quei tannini importanti e l’alta acidità lo rendono difficile da capire. Non sempre è così e molte cose sono cambiate e stanno cambiando. Solo conoscendolo bene è possibile far emergere eleganza e rotondità, note fruttate e spezie, raccontarlo da giovane, da vino maturo e da super maturo, da vino rosato, vinificato per uno Spumante Metodo Classico complesso e di struttura e anche come vino da dessert da uve appassite.
Apprezzarlo, insomma, in tutte le sue molteplici, invitanti sfumature. È un vitigno difficile. Ha buccia sottile, che si spacca facilmente ed è sensibile all’oidio, un fungo che provoca una muffa nera e che si sviluppa in ambienti umidi, quindi ha bisogno di climi ventilati e freschi. Ama il sole ma non la luce diretta e per questo deve avere una forma di allevamento che gli faccia ombra ma che lasci anche filtrare il calore. In alcune zone tende ad essere molto vigoroso e va tenuto sotto controllo riducendo rami e grappoli in fase di formazione. Ne sa qualcosa Pierpaolo Sirch, agronomo e fondatore, dieci anni fa, di una scuola di potatura insieme con il collega Marco Simonit, dopo che i due si erano accorti che buona parte delle malattie della vite erano legate a tagli dei tralci mal fatti sui quali s’innescavano facilmente le malattie.