Il presidente di AFIDOP Auricchio: “Solo insieme si possono vincere le sfide del nostro tempo. Dobbiamo puntare sul buonissimo”
I formaggi italiani DOP IGP sono una ricchezza unica del nostro Paese. La loro diversità è strettamente legata al territorio in cui sono nati e le loro caratteristiche sono merito di chi ha saputo conservare e tramandare alle nuove generazioni una sapienza unica e inimitabile nel trasformare il latte. AFIDOP – l’Associazione Formaggi Italiani DOP – raggruppa i Consorzi di tutela che salvaguardano la tipicità e l’uso delle denominazioni del settore, promuovono la loro conoscenza e tutelano la produzione attraverso la vigilanza e le verifiche della qualità. Antonio Auricchio, presidente del Consorzio del Gorgonzola DOP, è da giugno il nuovo presidente di AFIDOP e Consortium lo ha intervistato per cercare di conoscere meglio l’associazione.
Presidente Auricchio, l’Italia è il Paese dei formaggi DOP, a cosa attribuisce questa rilevanza e la notorietà di queste nostre produzioni casearie?
Tutte le regioni italiane hanno formaggi straordinari e unici, dai freschi agli stagionati, da quelli a pasta cruda a quelli a pasta semicotta o cotta o filata, dai formaggi vaccini a quelli prodotti con latte di pecora, di bufala e di capra: un vero e proprio patrimonio con realtà che vanno dalle grandi produzioni che superano il milione di quintali a quelle che non vanno oltre le poche centinaia. Un panorama vastissimo in grado di portare nel mondo un messaggio di qualità che non ha pari, perché dietro a ogni formaggio italiano c’è una storia millenaria e una cultura antica. Il nostro Paese è stretto e lungo, queste specifiche caratteristiche geografiche ci permettono di sviluppare zone uniche per produrre tanti tipi di formaggi; abbiamo maestri casari che ci hanno permesso di fare prodotti incredibilmente diversi come il Parmigiano Reggiano DOP o il Provolone Valpadana DOP, il Gorgonzola DOP, la Mozzarella di Bufala Campana DOP e la vasta rappresentanza di pecorini; infine, possiamo vantare una straordinaria ricchezza dovuta alla genialità italiana e una grande cultura storica che ci ha permesso di creare prodotti amati nel mondo e copiati proprio per questo motivo.
Sono passati 70 anni dalla Convenzione di Stresa che ha introdotto la tutela per le denominazioni dei formaggi, estesa poi agli altri prodotti agroalimentari con la normativa UE. Quali aspetti dovrebbero essere maggiormente tutelati per la competitività dei formaggi DOP italiani sui mercati?
Stresa è stata una tappa importantissima, è indubbiamente una pietra miliare, ma oggi dobbiamo essere tutti più uniti per difendere le nostre eccellenze. Il mondo muta così velocemente che in 70 anni le cose non sono semplicemente cambiate, ma direi addirittura stravolte. L’Italia è il Paese dei campanilismi, vorrei potessimo prendere esempio da Sparta e Atene, sempre in conflitto, ma capaci di unirsi contro i persiani. Dovremmo fare la stessa cosa di fronte a un nemico comune, fare fronte tutti insieme per vincere contro gli “scopiazzatori” dei grandi prodotti italiani, mi piace definirli così, il termine italian sounding non è abbastanza efficace. In base alla mia esperienza credo che dovremmo essere più uniti per essere più forti sui mercati internazionali e farci conoscere per la nostra altissima qualità e varietà di proposte. Sono rimasto inorridito quando ho scoperto da un sondaggio che per molti americani la mozzarella e la pizza sono state inventate da Pizza Hut, ma questo ci deve insegnare che la strada da percorrere è ancora lunga e che dobbiamo puntare sulla comunicazione e sulla qualità. Dobbiamo continuare a fare prodotti DOP eccezionalmente buoni, possiamo affermarci solo con la distintività qualitativa e se questo porta a prodotti più cari, la risposta sarà nella differenza di gusto e di qualità e nella sicurezza alimentare garantita dai controlli che in Italia sono molto elevati. Occorre puntare sul buonissimo, questo dovrà essere centrale nella nostra comunicazione; così come l’essere tutti più uniti, da AFIDOP a OriGIn Italia, bisogna assolutamente fare cose mirate, essere vicini ai nostri politici. In breve, per salvaguardare un patrimonio così importante dobbiamo lavorare tutti insieme e far conoscere i grandi prodotti italiani attraverso una comunicazione compatta volta a valorizzare e promuovere tutti i formaggi italiani.
Oggi è imperativo agire verso la sostenibilità, quali sono gli impegni per le filiere produttive dei formaggi DOP?
Finalmente si è capito che la sostenibilità è molto importante, ma dobbiamo cercare di fare le cose giuste, non si può cambiare all’improvviso. Si possono fare errori e possiamo correggere i percorsi. Oggi abbiamo capito che dobbiamo avere più cura e attenzione per il nostro pianeta e tante azioni passano anche attraverso i cibi che finiscono sulle nostre tavole. Nel nostro settore al primo posto c’è l’impegno verso il benessere animale: tutte le stalle del mio gruppo già si impegnano in tal senso. Non dobbiamo agire con estremismo, bisogna fare qualcosa di razionalmente sostenibile. Non si può incartare un formaggio per renderlo sostenibile, bisogna comunque fare una confezione che ne conservi le caratteristiche. Inoltre, occorre stare tutti molti attenti perché una tendenza non si riveli un boomerang che ci torna contro. Serve tolleranza, lo stesso concetto di “sostenibilità” deve implicare tolleranza, intelligenza e utilità, non drasticità. Se questa trasformazione sarà lenta e attenta, allora potrà funzionare. Noi trasformatori DOP crediamo da tempo nel benessere animale, e sappiamo che bisogna cambiare alcune abitudini, ma non si possono cambiare tutte insieme e subito.
Qual è il contributo di AFIDOP in OriGIn Italia?
AFIDOP è molto legata a OriGIn Italia e come associazione dei formaggi siamo un socio importante; operiamo nel segno della collaborazione e della massima trasparenza, ragioniamo insieme spogliandoci delle proprie giacche per il bene dei grandi prodotti italiani. Io sono un paladino dei nostri prodotti, sono contro il chilometro zero in un mondo globalizzato, ormai non si può più tornare indietro. Sono ovviamente favorevole a mangiare i prodotti del luogo, a proteggere i nostri grandi sapori, i gusti, i nostri vini, questa magnifica tavola imbandita che è l’Italia, ma il chilometro zero non può essere la sola strada: dietro ai nostri prodotti c’è il lavoro di tante persone, la sicurezza alimentare che pochi Paesi al mondo hanno e servono mercati vasti per avere una resa economica, non può bastare il solo mercato locale.
A cura della redazione
Fonte: Consortium 2021_03