La Repubblica
Per molto tempo lo abbiamo visto solo nei film. Ora i piatti pronti portati fino alla porta di casa sono un’abitudine. E non è più solo la pizza. Dal 2010 le consegne di cibo a domicilio sono cresciute del 25 percento l’anno, mentre i consumi alimentari calavano dell’8,4 per cento. Quasi 5 milioni di italiani l’hanno ordinato almeno una volta, sono nati network nazionali, la scelta si è ampliata coinvolgendo specialità come il sushi e piatti regionali e a chilo metri zero, dalle zuppe ai ravioli, dalla spigola al brasato. A Roma può arrivare la carbonara, a Milano l’ossobuco, a Torino la frittata alle erbette che nessuno ha più il tempo di cucinare. Le motivazioni? Poco tempo per fare la spesa (il 60 percento degli intervistati in un sondaggio di Just Eat mette al primo posto questa “scusa” tra i motivi per ordinare cibo pronto che al massimo richiede un passaggio al microonde), ma anche la possibilità di provare specialità nuove. Per i ristoratori un’arma anti-crisi che consente di fare felici i clienti abituali e conquistarne di nuovi (con un 20-25 per cento di turn over in più negli ordini registrato da chi consegnala cena a casa).