Rapporto FAO sulla pesca. La produzione di vongole è crollata del 70%, a Goro e Scardovari niente semine. Nel Golfo di Follonica la maricoltura è minacciata dalla direttiva Bolkestein.
Secondo il rapporto pubblicato dalla FAO in occasione della giornata mondiale degli oceani, nel mondo l’acquacoltura per la prima volta ha superato la pesca: gli animali acquatici allevati nel 2022 sono stati 130,9 milioni di tonnellate, il 51% di tutti quelli finiti sulle tavole globali.
E in Italia? Nel nostro Paese il sorpasso, in realtà, non c’è ancora stato. Secondo l’Eumofa, l’osservatorio europeo del mercato ittico, in Italia le attività di pesca forniscono 149.600 tonnellate di prodotto, contro le 145.900 garantite dagli allevamenti ittici.
“L’acquacoltura in Italia sta avendo una notevole crescita e siamo già il terzo Paese UE in termini di produzione acquicola – ricorda Francesca Biondo, direttrice di Federpesca -. Pesca e acquacoltura non devono però essere considerati due comparti in competizione: devono lavorare insieme per rispondere al crescente domanda di prodotti ittici degli italiani e ridurre così la dipendenza dalle importazioni“.
Trote, spigole, orate, cozze e vongole sono tra le specie più allevate. E proprio su queste ultime continua a incombere una delle minacce più pressanti per il mondo dell’allevamento ittico italiano, cioè il granchio blu.
“Prima dell’arrivo di questo crostaceo nel nostro Paese – ricorda Biondo – soprattutto nel Nordest venivano prodotte oltre 30mila tonnellate all’anno di vongole, mentre oggi abbiamo un bilancio drammatico, con un calo della produzione tra il 70% e il 100%“.
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Rispetto all’estate scorsa, la situazione è addirittura peggiorata: negli ultimi mesi i due principali consorzi italiani, Scardovari e Goro, hanno dovuto sospendere l’attività di produzione delle vongole perché il granchio blu non solo ha mangiato la quasi totalità dei molluschi, ma ha anche impedito la nuova semina e riproduzione.
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Fonte: Il Sole 24 Ore