Il Sole 24 Ore
Non inganni la Basilicatashire, una successione di estensioni di grano che senza soluzione di continuità si alternano a uliveti, boschi, terreni di pascolo e vigne incendiate dai colori dell`autunno: quello del Vulture. Lucania non più felix, è il primo e unico distretto “liquido” italiano. Non solo nel senso baumaniano (un distretto incerto con una legge regionale che ne faceva uno strumento burocratico con tanto di Cda in eterno regime di prorogatio e i finanziamenti azzerati), ma soprattutto in senso letterale: latte, olio (ha appena ricevuto la Dop), vino (promosso al rango dí Docg), sei fonti di acque minerali e cento chilometri più in là, in Val d`Agri, l`oro nero. La parola chiave è Vulture, un`area vulcanica dominata dal severo profilo del monte omonimo, 1.326 metri sul livello del mare. Qui cresce l`uva aglianico. È stata decantata duemila anni fa dal poeta romano Orazio, seguace di Epicuro e autore dell`Ars vivendi, lo stesso che coniò termini molto di moda tra i contemporanei come “carpe diem” e “aurea mediocritas”. La vulgata moderna, una sorta di ritornello coast to coast, è invece «non c`è barolo senza Barile», dal nome di uno dei tre paesi epicentro del distretto (Rionero in Vulture, Venosa e per l`appunto Barile). Una piccola burla, ma neanche troppo, con la quale, per analogia, si fa coincidere il barolo con l`aglianico. Un grande vino tannico e spigoloso spremuto da produttorì ormai accreditati nel panorama vitivinicolo nazionale che però faticano a trovare tra loro un punto di sintesi. La prova del nove? Ancora non esiste un marchio unico che ricornprenda tutte le etichette della zona. La frammentazione, narra l`aneddotica, esplose fragoroamente sul sul set di “Basilicata coast to coast”, quando il regista Rocco Papaleo chiese al suo assistente una bottiglia di vino da immortalare in una scena del film. Furono minuti di ricerche frenetiche e vane.