È già stato archiviato come un incidente di percorso il calo del 7% registrato lo scorso anno nella produzione di Aceto Balsamico di Modena IGP. Sette milioni di litri in meno – per l’esattezza da 97 a 90 – dovuti a una vendemmia che nel 2017, a livello europeo, è stata disastrosa a causa del meteo, con una resa dell’uva scesa addirittura del 40% e i prezzi delle materie prime (vino e mosto) alle stelle, tanto da frenare un mercato che ad ogni modo continua sfiorare il miliardo di euro sul fatturato al consumo.
«Ma già da quest’anno contiamo di risalire ai livelli precedenti », spiega Mariangela Grosoli, presidente del Consorzio Tutela del Balsamico Igp e titolare di un’acetaia nella culla dell’oro nero modenese, a Spilamberto, dove in questi giorni si terrà una fiera ultracentenaria a tema. «Il settore scoppia comunque di salute – continua la stessa Grosoli – e l’appeal del nostro prodotto, che resta molto legato al territorio senza rinunciare a un’internazionalizzazione ormai consolidata, continua a crescere. La vendemmia del 2018 è andata molto meglio, siamo fiduciosi per questo 2019, e in prospettiva ci attendono delle belle sfide da vincere». Si va «dall’incremento dell’export, che già supera il 92% della produzione, allo sviluppo costante del turismo di qualità nelle nostre zone. Passando per la lotta alla contraffazione in ambito Unione europea: entro fine anno dovrebbe infatti arrivare la sentenza della Corte di Giustizia europea sull’uso esclusivo del termine ‘balsamico’ ».
E all’orizzonte c’è una novità che potrebbe fare decollare ulteriormente sia il Balsamico IGP, sia il Tradizionale DOP: un nuovo protocollo d’intesa tra i rispettivi Consorzi di Tutela, cioè un accordo che sia in grado di creare sinergie sempre più strette tra i due aceti `cugini‘, finalizzate alla difesa e alla promozione dei due prodotti. Che restano diversi e complementari, perché solo l’IGPprevede un aggiunta al mosto di almeno il 10% di aceto di vino (più una quota variabile di aceto di vino invecchiato). Mentre il Tradizionale DOP – prodotto più costoso e di nicchia – è basato su tempi e lavorazione molto più lunghi: minimo 12 anni.
Fonte: Il Resto del Carlino