Indagine Accredia–Censis su certificazione e qualità nelle filiere dell’agroalimentare. Ricavi in crescita per le Pmi e ottimismo per i prossimi tre anni. L’accreditamento è lo strumento chiave per affermarsi all’estero. La certificazione nell’agroalimentare sembra essere innanzitutto una via efficacie per la ricerca di nuovi sbocchi commerciali, prevalentemente all’estero. Particolarmente vero per le certificazioni che hanno permesso ai produttori del food made in Italy di entrare fra i fornitori delle centrali d’acquisto della grande distribuzione mondiale.
E non si parla soltanto delle certificazioni di prodotto (DOP, IGP, Biologico) ma sono richieste anche quelle di processo e, per le aziende medio grandi, di sistema: è per questo che nella filiera agroalimentare circa i tre quarti delle imprese hanno una certificazione DOP o IGP – poco più di un quarto (il 28,2%) quelle biologiche – a cui si aggiunge il 14% con l’Iso 9oo1 per finire con la British retailer consortium (Brc) e la International food standard (Ifs), entrambe intorno al 10% (queste ultime le più richieste dalla GDO europea). In altre parole una Pmi senza una pluralità di certificazioni difficilmente riesce ad affermarsi all’estero. Inoltre la quota di ricavi realizzata con la vendita di prodotti certificati arriva ai due terzi, con punte che superano l’8o% nel caso dei prodotti DOP, IGP e BIO.
La crescente propensione ad esportare (dichiarata dal 71% delle aziende coinvolte nell’indagine) senza ricorre ad aiuti pubblici o privati: ciò avviene grazie al miglioramento della reputazione aziendale ottenuta tramite le certificazioni. I prodotti vengono valorizzati, c’è un miglior controllo sulla sicurezza degli stessi con una benefica ricaduta anche sui rapporti con i clienti, l’organizzazione e i fornitori. Per finire c’è la possibilità di partecipare ai bandi pubblici. Un investimento il cui valore è difficile da calcolare e che si ripaga nel tempo. In media la spesa annua è di 12mila euro, imputabile perlopiù ai maggiori costi interni e, in misura minore, a quelli esterni destinati all’ente che rilascia il documento.
Giuseppe Rossi – da maggio Presidente di Accredia – sottolinea così l’importanza strategica delle certificazioni: “Oggi gli obiettivi puntano a fare aumentare la consapevolezza sul valore delle certificazioni a imprese e consumatori, una maggiore sinergia tra pubblico e privato, oltre a un ulteriore incremento dell’attività di formazione nei confronti dei nostri ispettori, degli organismi e dei laboratori che qualifichiamo. Le imprese devono essere consapevoli che la certificazione aggiunge al loro prodotto sicurezza, qualità e sostenibilità. I cittadini poi devono controllare se un prodotto è certificato, perché quello è un bollino di garanzia, un elemento che guida le scelte”.
Fonte: Il Sole 24 Ore