Annunciata a fine 2024 l’intesa su un accordo di partenariato fra la UE e i quattro Paesi del Mercosur: oltre alle misure di liberalizzazione commerciale e aspetti come appalti pubblici e misure fitosanitarie, la protezione delle Indicazioni Geografiche si afferma come elemento al centro delle trattative nei contesti di accordi internazionali
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha intensificato la sua attività di negoziazione di accordi bilaterali con partner globali, puntando a rafforzare le relazioni commerciali e a promuovere un sistema di regole condivise. Tali accordi vanno oltre la semplice riduzione delle barriere tariffarie, integrando aspetti strategici come il rispetto degli standard ambientali, la protezione dei diritti dei consumatori e, in particolare, la tutela delle Indicazioni Geografiche. In questo contesto, l’accordo UE-Mercosur rappresenta uno dei più significativi, sia per l’ampiezza dei mercati coinvolti che per le sfide poste dalla diversità economica e culturale tra le due aree. La protezione delle IG è uno degli elementi centrali dell’accordo, non solo per valorizzare le eccellenze europee, ma anche per tutelare i produttori locali dalle imitazioni e dall’uso improprio di denominazioni storiche. Con 347 IG europee incluse, di cui 58 italiane, l’accordo stabilisce regole precise per salvaguardare prodotti agroalimentari, vini e bevande spiritose di alta qualità (Figura 1).
Origin Italia è l’organo di rappresentanza dei Consorzi di tutela italiani delle IG agroalimentare, la cui mission è sviluppare le produzioni DOP IGP attraverso la cooperazione e il coordinamento di tutti gli stakeholder.
La tutela delle Indicazioni Geografiche per il cibo
Per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, l’accordo garantisce la protezione di 26 IG italiane, tra cui eccellenze riconosciute a livello mondiale come il Parmigiano Reggiano DOP, la Mozzarella di Bufala Campana DOP, il Prosciutto di Parma DOP e la Pasta di Gragnano IGP. Tuttavia, alcune concessioni sono state necessarie per venire incontro alle realtà produttive del Mercosur. Ad esempio, in Brasile il Parmigiano Reggiano DOP dovrà coesistere per un periodo di transizione di 7 anni con termini locali come “Parmesão”, purché questi siano accompagnati da indicazioni chiare dell’origine geografica. Similmente, il termine “Mortadella tipo Bologna” potrà essere utilizzato per altri 10 anni. Per altre denominazioni come “Grana Padano” e “Pecorino Romano”, il phasing out sarà di 5 o 7 anni a seconda del Paese. Queste concessioni riflettono la popolarità di alcuni prodotti italiani nei mercati sudamericani, dove termini come “Parmesão” e “Romanito” si sono radicati nella cultura locale, a volte perdendo il legame con la loro origine autentica.
La valorizzazione delle Indicazioni Geografiche per il vino
Per i vini, l’accordo protegge 31 denominazioni italiane tra cui icone del made in Italy come il Brunello di Montalcino DOP, il Chianti Classico DOP, il Barolo DOP e il Franciacorta DOP. Tuttavia, anche in questo caso sono previste concessioni per i termini già in uso nei mercati locali. In Brasile, il termine “Proseco” (scrivibile senza la seconda “c”) potrà essere utilizzato per 10 anni, ma solo con l’indicazione dell’origine geografica effettiva del prodotto. In Argentina, il phasing out per il “Prosecco” durerà invece 5 anni. Una dinamica simile riguarda il vino Asti DOP, con un periodo di transizione di 7 anni per il Brasile. Questo dimostra quanto il mercato sudamericano sia strategico per i vini italiani, ma al tempo stesso complesso da gestire per via delle tradizioni locali.
Focus sul mercato brasiliano
Il Brasile è il principale mercato del Mercosur per i prodotti made in Italy, grazie alla sua popolazione numerosa e a una forte presenza di comunità di origine italiana. Il Paese rappresenta una grande opportunità per i nostri prodotti IG, in particolare per il Parmigiano Reggiano DOP, il Grana Padano DOP, il Prosciutto di Parma DOP e il Prosecco DOP, che sono già riconosciuti come simboli di qualità e autenticità. Tuttavia, il mercato brasiliano pone anche sfide significative. L’uso di termini come “Parmesão” e “Grana” per prodotti locali ha radici profonde, e il processo di phasing out richiederà un grande impegno per educare i consumatori sulla differenza tra imitazioni e prodotti autentici. L’accordo offre però una piattaforma per valorizzare i prodotti originali, grazie alle nuove regole che vietano richiami visivi ingannevoli e impongono l’uso di caratteri tipografici distinti per i termini generici.
Focus sul mercato argentino
L’Argentina, pur essendo un mercato meno vasto del Brasile, è estremamente rilevante per i prodotti italiani, in particolare per i vini. Un mercato strategico per il settore italiano, grazie alla crescente domanda di prodotti di qualità e alla presenza di una cultura enologica sofisticata. Il Prosecco DOP, il Chianti DOP e il Barolo DOP hanno un grande potenziale per consolidarsi come prodotti premium. Denominazioni come Prosecco DOP e Marsala DOP godono di una forte reputazione, ma soffrono anche di imitazioni. Fenomeno che si verifica anche nel comparto cibo: esempio emblematico è il termine “Reggianito”, utilizzato per formaggi locali che richiamano il Parmigiano Reggiano DOP. Questo termine potrà continuare a essere usato, ma solo alle condizioni definite dall’accordo, che includono l’indicazione chiara dell’origine geografica.
Un compromesso strategico
L’accordoUE-Mercosur non è un passaggio privo di sfide: se indubbiamente potrà contribuire a migliorare il saldo commerciale complessivo dell’UE, ciò avverrà con impatti asimmetrici tra settori, per cui i benefici per alcuni prodotti saranno controbilanciati da difficoltà per altri, il che richiede l’implementazione di meccanismi di protezione adeguati. Senz’altro l’accordo rappresenta un risultato significativo per il sistema delle IG europee che tutela le eccellenze agroalimentari e vinicole, rafforzandone il prestigio nei mercati internazionali. Dall’altro lato, ciò richiede una gestione attenta per garantire il rispetto delle regole e minimizzare i rischi di abuso o confusione. Per i produttori italiani, il Brasile e l’Argentina rappresentano due mercati cruciali, con dinamiche diverse ma un enorme potenziale. Questo accordo è una grande opportunità per promuovere i prodotti autentici e rafforzare il legame tra territorio, cultura e mercato.
Lo schema di riferimento
Uno studio del 2024 del JRC Science for Policy Report, il centro comune di ricerca della Commissione europea per la scienza e la conoscenza, analizza i potenziali effetti di 10 prossimi accordi di libero scambio nell’ambito dell’agenda commerciale dell’UE. Lo studio utilizza modelli econometrici per quantificare gli effetti in termini di commercio bilaterale, produzione, domanda e andamento dei prezzi, considerando due scenari di liberalizzazione del commercio (conservativo e ambizioso) rispetto a una situazione di status quo nel 2032. In generale lo studio evidenzia un aumento significativo delle esportazioni agroalimentari dell’UE verso i 10 partner considerati (+38% nello scenario ambizioso, +27% in quello conservativo), con una crescita minore delle importazioni dell’UE dagli stessi Paesi (+14% nello scenario ambizioso, +11% in quello conservativo), con alcuni settori maggiormente beneficiati (lattiero-caseario, carni suine, alimenti trasformati e vino) e altri più vulnerabili (carni bovine, ovine e avicole, zucchero e riso). In merito al Mercosur, lo studio evidenzia un incremento delle esportazioni dall’UE, in particolare nei settori dei latticini, della carne suina e dei prodotti trasformati, parallelamente a una crescita delle importazioni dal Mercosur soprattutto per il settore delle carni bovine. Lo studio suggerisce che a fronte della liberalizzazione delle tariffe per i prodotti più vulnerabili, vi sia la necessità di protezioni come contingenti tariffari per limitare l’impatto negativo sul mercato europeo. In conclusione, gli accordi mostrano opportunità di crescita per molti settori europei, migliorando la diversificazione e la resilienza della catena di approvvigionamento agroalimentare. Tuttavia, l’UE dovrà affrontare sfide significative per i settori sensibili, che richiedono misure di salvaguardia e un’attenta gestione delle concessioni tariffarie.
A cura della redazione
Fonte: Consortium 2024_04