C’è ottimismo dopo l’intesa dello scorso 2 giugno a Bruxelles tra Europa e Cina che punta a chiudere, entro la fine dell’anno, l’accordo di mutuo riconoscimento di 1oo Indicazioni Geografiche a testa (nella lista dei 100 prodotti europei, ben 26 sono le presenze italiane). La Cina ha fatto grandi passi avanti sul fronte della tutela della sicurezza alimentare e della difesa della qualità: venerdì scorso Aqsiq, l’agenzia statale che si occupa di sicurezza e qualità, ha annunciato una vera e propria rivoluzione nel regime delle autorizzazioni per le produzioni industriali. L’accordo sulle IG alza l’asticella, valorizzando le produzioni cinesi, mentre l’Europa, dal canto suo, crea le premesse per entrare nel promettente mercato “in sicurezza” con prodotti di grande qualità. Il potenziale è enorme, visto che sono oltre 3mila le Indicazioni Geografiche Europee fra prodotti Food (1.375), Wine (1.579) e Spirits (339) – VAI ALLE STATISTICHE SULLE IG UE >>
Cosa succede, a questo punto, con la svolta di Bruxelles? Le regole valgono per tutti, cinesi ed europei, quindi entro due mesi possono essere presentate opposizioni all’inserimento nella lista da parte di interessati che detengano diritti anteriori. I problemi che, in pratica, possono sorgere per le IG europee sono di due tipi:
- IG registrate anteriormente come marchi in Cina da parte di membri dei Consorzi di tutela
- IG registrate anteriormente come marchi in Cina da parte di terzi che nulla hanno a che fare con i relativi Consorzi di tutela.
Il primo caso potrebbe essere di più facile soluzione, in quanto i regolamenti sulle DOP e IGP non permettono alle aziende di registrare il nome protetto come marchio, quindi potrebbe essere in linea di principio sufficiente la rinuncia volontaria al marchio oppure la cessione; per quanto riguarda il secondo caso, si potrebbero presentare situazioni di stallo, in cui la DOP o IGP non verrebbe concessa in caso di opposizione da parte dei rispettivi titolari dei marchi registrati: si aprirebbero, quindi, dei contenziosi (anche se, dal momento che la svolta sulle IG era attesa da tempo, è possibile che siano state fatte già le dovute verifiche per sapere se qualcuno ha usurpato il nome; intanto, i consorzi hanno dovuto altresì adottare un nome cinese, ovviamente un nome “disponibile”). Chi è interessato al mercato cinese deve comunque tutelarsi fino alla fine, con l’obiettivo di rientrare nell’accordo finale.
Fonte: Il Sole 24 Ore