Siena è pronta a lanciare la Biennale del Cibo.
L’idea del sindaco di Siena, Luigi De Mossi, vuole essere un evento mondiale per coinvolgere tutta la filiera di produzione, turismo agroalimentare ed enogastronomico. Non è utopia.
Lo dimostra la due giorni al Santa Maria della Scala, per il “Geographical Indications Kick-Off Meeting”, organizzata dalla Fondazione Qualivita, dedicati ai Consorzi di Tutela delle Indicazioni Geografiche italiane e internazionali per definire una nuova proposta strategica a supporto dello sviluppo del settore nel contesto nazionale ed europeo.
“Sono stati due giorni importanti – spiega il direttore di Qualivita, Mauro Rosati – abbiamo riportato a Siena una discussione sull’agroalimentare e sul futuro di questo settore. La qualità che viene dai territori è ormai l‘elemento importante dell’economia agricola. A livello internazionale abbiamo iniziato a condividere con i Consorzi di Tutela un percorso nuovo per arrivare a definire gli assetti della nuova Pac che determinerà il futuro dell’agricoltura italiana”.
Ha avuto modo di riparlare con il ministro Gian Marco Centinaio dopo il suo intervento a Siena?
“Sì, abbiamo parlato delle istanze dei Consorzi di tutela, delle Organizzazioni. Sono emersi suggerimenti importanti e c’è l’impegno da parte del ministro sul lato promozione per creare una cabina di regia e migliorare l’impatto con i mercati internazionali. Da parte nostra abbiamo chiesto la semplificazione e la riorganizzazione del Ministero affinché nei prossimi anni i vari comparti di cui abbiamo trattato a Siena siano gestiti in maniera più efficiente. Ho visto e capito che il Ministro ha compreso che Siena può essere il luogo ideale per un racconto nuovo dell’agricoltura italiana. La città può essere il nucleo per rilanciare l’immagine dell’agroalimentare e le figure imprenditoriali legate all’agricoltura, ma anche l’innovazione”.
A Siena potrà essere organizzata una Biennale internazionale del Cibo?
“Abbiamo raccolto la sfida e l’invito del sindaco sull’iniziativa. Qualivita, con la due giorni al Santa Maria, ha lanciato un seme. Se tutti vorranno annaffiarlo, potrà crescere qualcosa di interessante. Abbiamo molte produzioni ed esperienze, abbiamo una grande università. Se tutti insieme usciamo dalle logiche di fazione e lavoriamo per un obiettivo comune credo che tutto questo si possa concretizzare. A vantaggio del nostro territorio, delle nostre aziende, della nostra economia”.
Parla di eventi internazionali. Ma ci sono polemiche intorno ad investitori stranieri.
“Credo che limitarsi a parlare di investitori stranieri sia sbagliato, del resto gli investitori stranieri ci sono sempre stati. Basti pensare al Chianti, alle zone del Brunello e della Val d’ Orcia. Se ci sono e stanno dentro le regole ben vengano. Il punto è che noi dobbiamo recuperare forza-lavoro e professionalità nel territorio”.
In agricoltura?
“Certo perché l’agricoltura non si fa solo con la finanza, ma con le capacità e competenze. Se mancano, un territorio non può produrre qualità. Ricordiamoci che l’agricoltura è l’unica realtà che non può essere delocalizzata, quello che fai qui non lo puoi fare da altre parti. Chi investe, compra qui e non può portare via niente. Anzi, avrà solo l’interesse per investire e mantenere questo territorio a livelli altissimi”.
Il futuro di Siena passa quindi dal cibo?
“Il futuro, non solo di Siena, passa dall’alimentazione. Oggi abbiamo in questo settore un fatturato da 130 miliardi che produce un indotto turistico dieci volte superiore. Basti pensare che a livello mondiale il valore del vino è 80 miliardi, quello del turismo è di 1400 miliardi. Il cibo è un veicolo di economia, se noi capiamo questo e lo sapremo gestire bene, Siena potrà trarre numerose risorse. Ma attenzione, la qualità non vuol dire grandi numeri, ma numeri giusti. Il rilancio è a portata di mano”.
Fonte: Corriere di Siena