Per gli operatori inevitabili la chiusura di molte aziende o rincari per i consumatori. In 24mila hanno espresso il loro parere rispondendo a una consultazione online. No a nuovi dazi su prodotti food & wine italiani, dopo quelli addizionali del 25% applicati dal 18 ottobre scorso su formaggi, salumi e liquori (rincarati rispetto a quelli già applicati su alcuni beni, come i formaggi) e in previsione di una possibile nuova estensione delle tariffe doganali paventata entro il 15 febbraio.
Gli americani che lavorano orgogliosamente con prodotti made in Italy chiedono a gran voce al loro Governo di non calcare la mano, pena la chiusura di molte aziende Usa o rincari inaccettabili per i consumatori locali. È questa la risposta emersa negli Stati Uniti alle nuove minacce di ritorsioni commerciali che stavolta potrebbero riguardare olio, vino, pasta, caffè, biscotti, dopo i dazi imposti su 47 prodotti food italiani (per un valore teorico di 117,1 milioni, se si confermasse un export da 468,5 milioni come quello registrato dall`Ice nel 2018). Dazi che, peraltro, potrebbero essere rivisti al rialzo, persino del 100%, entro metà febbraio.
E non è tutto. L`estensione delle tariffe a bestseller come vino, pasta e olio d`oliva sarebbe devastante, visto che valgono quasi la metà di tutto l`export agroalimentare italiano: 2,86 miliardi nel 2018. Appelli al Governo federale di non colpire ulteriormente i prodotti tricolori, che negli Usa danno lavoro a decine di migliaia di operatori (importatori, distributori, agenti, consulenti strategici, avvocati d`affari ed esperti in fiscalità, ristoratori, manutentori, installatori in primis) sono partiti da lobby e da semplici cittadini. In 24mila hanno mandato il loro parere, in prevalenza preoccupato, nel sito Ustr (United States Trade representative) nell`ambito delle consultazioni pubbliche sui dazi concluse il13 gennaio. “Io l`ho fatto: ho scritto che la mia attività di distributore esclusivo divini e oli italiani d`eccellenza chiuderà se verranno applicati forti dazi alle bottiglie italiane“, racconta Sheila Donohue, che commercializza anche online (nel sito verovinogusto.com) grandi prodotti tricolori come i vini naturali Case Corini e Fattoria La Maliosa. Persino il Wine institute, che rappresenta oltre mille produttori e operatori californiani, e l`associazione degli operatori americani del settore spirits hanno chiesto al Governo di sospendere i dazi, reputati dannosi anche all`America. Anche gli italiani stanno reagendo alla guerra commerciale in atto.
Le istituzioni garantiscono vicinanza alle imprese italiane, come promesso dal sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto a una delegazione di manager e imprenditori italiani giunti a Washington a incontrarlo, a margine dei suoi colloqui con l`amministrazione federale per perorare la richiesta di abolire i dazi. E in occasione del suo insediamento a New York, il nuovo direttore Ice-Italia Trade office Antonino Laspina ha annunciato il raddoppio dei fondi a sostegno della promozione del made in Italy, dai 14 milioni 2019 a 28. “Il budget promozionale dell`Ice per il mercato Usa raddoppierà soprattutto per la promozione nelle grandi catene distributive nei settori del food (con particolare attenzione a quelli colpiti dai dazi) e del lifestyle, anche allo scopo di favorire l`arrivo sul mercato di newcomers – ha an- nunciato Laspina, che è anche coordinatore della rete Ice negli Usa -. Sosterremo inoltre la partecipazione di un maggior numero di imprese ai grandi eventi fieristici Usa ed inviteremo un notevole numero di buyer alle più importanti manifestazioni fieristiche italiane. Studieremo anche, in collaborazione con le imprese, nuove iniziative per avvicinare i consumatori Usa ai prodotti italiani d`eccellenza”.
Fonte: Sole 24 Ore