Da 18.500 a 15.700 capi in dieci anni: a rischio la regina dei campi toscani
Da regina e simbolo iconico delle campagne toscane, a razza in pericoloso declino. Un grido di allarme si alza dagli allevatori di Chianina, il bovino che trova casa lungo la dorsale appenninica del centro Italia (parti di Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio e Marche).
Le stalle sono piene perché la domanda nel recente decennio è crollata, contraendosi di un ulteriore venti per cento negli ultimi sei mesi. “Il rischio è di assistere a una continua e progressiva emorragia di aziende che cessano la produzione e con essa anche il presidio del territorio. Nonostante mediamente il prezzo al chilo che percepisce il produttore sia sceso di un euro, dato allarmante perché il margine di guadagno si contrae minando un’economia- spiega Serena Stefani, presidente della Cia di Arezzo – gli allevatori hanno sempre maggiori difficoltà a vendere la carne e le stalle straripano. Dunque niente guadagno e costi in aumento per proseguirne il mantenimento”.
Una situazione, come si vede, molto complicata. I dati spiegano più di molte parole: dieci anni fa gli allevatori toscani di Chianina (a prescindere dall’IGP) erano 515 per 18544 capi, passati a 397 per 15769.
Da disciplinare la carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP deriva da animali trai 12 e i 24 mesi di età, mentre fuori da questo range può essere appellata tale solo per razza e non per indicazione geografica protetta (IGP), che porta con sé una serie di garanzie, a partire dall’alimentazione.
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Fonte: Il Tirreno