La Sicilia è uno scrigno di tesori enogastronomici narrati e da narrare, in cui le diverse e varie produzioni agroalimentari scandiscono il tempo di un racconto ancora da scrivere e tramandare.
Tanto per le istituzioni quanto per i produttori e per tutti gli stakeholder del comparto, la biodiversità è, quindi, un patrimonio che va preservato, condiviso ed anche sviluppato. E evidente come il settore abbia grandi potenzialità, espresse e inespresse: vanno messe a rete per rendere le eccellenze siciliane ancora più performanti, soprattutto in vista della candidatura alla nomination della Sicilia a “European Region of Gastronomy 2025“.
La parola chiave per uno sviluppo di prospettiva risulta, quindi, essere “condivisione”. Di un progetto comune, di un’analisi asciutta, di ciò che va bene e di quanto, invece, ci sarebbe ancora da fare. A questo è voluto servire il primo convegno “Stati generali dei Consorzi DOP IGP DOC e QS Sicilia”, promosso dall’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, in collaborazione con il quotidiano “La Sicilia” e “Dse Pubblicità“, che si è svolto il 28 giugno a Ragusa.
Perno dell’incontro è stato il dialogo tra istituzioni, consorzi di tutela e rappresentanti sindacali per condividere un progetto di rilancio e valorizzazione dei prodotti certificati di Sicilia, dopo avere analizzato l’attuale situazione del settore, individuato le criticità e programmato gli interventi per il futuro. Diversi i punti nodali emersi. È risultato evidente come la globalizzazione e il progresso tecnologico abbiano modificato i rapporti tra l’agricoltura, i prodotti con marchio di origine e l’alimentazione. La mole di studi e di ricerche sull’alimentazione e sui consumi alimentari sviluppati nell’ultimo decennio dimostra, infatti, quanto abbiano acquisito un valore scientifico determinante, soprattutto in un momento critico come quello della pandemia, che ha alterato i comportamenti di acquisto dei consumatori, modificandone anche il sistema valoriale e del desiderio.
È divenuto, pertanto, naturale chiedersi quali siano adesso i principali trend di consumo, alla luce delle profonde modifiche valoriali in grado di influenzare i comportamenti attuali e, soprattutto, quelli futuri. È stata orientata in tal senso l’indagine realizzata dal Centro di Ricerca di Neuromarketing dell’Università lulm di Milano, che ha individuato gli “stimoli” in grado di attivare emotivamente i consumatori, rilevando alcuni trend come la ricerca di autenticità, di trasparenza, di naturalità, di semplicità e sobrietà. Non a caso nella valutazione della comunicazione dei prodotti a marchio sono stati utilizzati i trend come elementi di benchmark per valutare la capacità dell’ente deputato alla promozione dei prodotti a marchio di rispettare queste implicite richieste dei consumatori.
In questo momento storico, a fronte di un significativo “timore di erosione”, non solo del proprio standard di vita a causa della pandemia, ma anche della propria identità sociale, e davanti a uno stato di disorientamento profondo, si riscoprono i valori più umani delle esperienze e si rispolvera l’importanza dell’essenziale. Da qui l’intenzione dei consumatori di investire sulle relazioni familiari e sui legami più autentici; di valorizzare, e vivere più intensamente, la semplicità e la sobrietà; di riscoprire il desiderio prima soffocato dall`abbondanza. Ecco che si ridefiniscono priorità e bisogni, eliminando gli eccessi e il superfluo.
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Fonte: La Sicilia