Attualmente in Italia la produzione enologica vegana non è regolata da disposizioni comunitarie o leggi nazionali specifiche. Esistono però degli enti di certificazione privati che forniscono alle aziende interessate una certificazione volontaria. Il più noto è il marchio Qualità Vegetariana Vegan, promosso dall’Associazione vegetariana italiana (Avi), che si affida per le rilevazioni a un ente terzo indipendente, il Csqa-Certificazioni, società leader nel settore agroalinientare e socio fondatore di Qualivita e Valoritalia.
Il fenomeno vegan è diffuso soprattutto al Centronord e le Cantine con vini certificati Qualità Vegetariana Vegan sono dieci. In Veneto, in provincia di Treviso, ha sede Perlage, produttore di Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOP. In Piemonte, nel Monferrato astigiano, si trova la Cantina Venturirio di Vaglio Serra, specializzata nella Barbera. In Toscana, sorgono la senese Fattoria Casabianca (che permette di degustare il primo Chianti DOP vegan) e il maremmano Frantoio La Pieve di Campagnatico. La provincia di Ascoli Piceno conta ben quattro aziende: Costadoro a San Benedetto del Tronto e Agrobiologica San Giovanni, Cantina Offìda e Giù Ciù a Oida. Nell’Anconetano, a Maiolati Spontini, c’è il progetto vinicolo Pievalta, proprietà della Barone Pizzini (franciacorta). Chiude il cerchio l’abruzzese Olearia Vinicola Orsogna, nel Chietino. Al Sud, invece, il fenomeno veg è ancora di là da venire.
Fonte: Civiltà del Bere