Panorama
Inizia il conto alla rovescia per la riforma dell’agricoltura europea. Ma trovare entro aprile un accordo sul pacchetto di proposte di Bruxelles è tutt’altro che facile. Il cuore delle modifiche riguarda il cosiddetto «greening». Di che si tratta? Per ridurre l’impatto inquinante, la Commissione europea vuole chiudere i rubinetti ai contadini poco «verdi». In pratica, per potere accedere al 30 per cento dei finanziamenti europei, gli agricoltori dovrebbero tagliare il 7 per cento della produzione, lasciando a riposo parte dei terreni finora coltivati. Una contraddizione, se si calcola che già oggi più della metà della soia mondiale viene comprata dai cinesi e il rischio è restare a secco di risorse. Ecologia a parte, suscita mugugni il fatto che la riforma porterebbe a una ridistribuzione dei fondi agricoli più in favore dei paesi dell’Est. Per dare la dimensione della battaglia, basti pensare che gli eurodeputati hanno depositato sui testi in discussione 7.283 emendamenti. E anche gli italiani hanno serrato le file a difesa dell’agroalimentare (30 miliardi di export). L’Italia dà per l’agricoltura 6 miliardi di euro e ne riceve altrettanti (è l’unico settore che usa i fondi Ue fino all’ultimo centesimo).