La Dop economy italiana rappresenta il sistema economico e produttivo del comparto agroalimentare e vitivinicolo a Indicazione Geografica (DOP, IGP, STG), denotando un settore con un forte ruolo nello sviluppo economico dei distretti agroalimentari del Paese e volano nella crescita dell’export.
Origine del termine Dop economy
Il termine Dop economy è stato introdotto per la prima volta nel 2018 da Mauro Rosati nell’introduzione al XVI Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG dal titolo “La Dop economy sostiene la crescita culturale, turistica e sociale del Paese”.
Nel testo, Rosati illustra “[…] il consolidamento della Dop economy come volano dei principali distretti agroalimentari italiani. I valori economici mostrano una crescita costante nel corso degli anni che non si è fermata neanche nei periodi di recessione del Paese. Ma a questo dato strutturale dobbiamo aggiungere un’ulteriore considerazione fornita da strumenti di indagine evoluti: ovvero una fotografia che evidenzia, benché con modalità variegate, come i prodotti DOP IGP abbiano assunto un ‘ruolo nuovo’ all’interno dei territori italiani diventando il baricentro di una crescita che non è solo economica”.
La Dop economy denota pertanto un sistema il cui rilievo è da riconoscersi prima di tutto in termini di valore economico: con 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione e 9,5 miliardi di euro di valore all’export, il comparto DOP IGP apporta un contributo del 19% al fatturato complessivo del settore agroalimentare italiano e del 21% all’export nazionale (Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG 2020).
Ma la Dop economy rappresenta un sistema la cui rilevanza si esplica anche in altri ambiti, in quanto espressione di un modello economico e produttivo basato su una serie di valori (origine, autenticità, sicurezza, tradizione, ambiente, fattori umani) condivisi da operatori, Consorzi di tutela, istituzioni, comunità locali e cittadini, nell’ambito di un apparato normativo e di un sistema di controllo consolidati a tutela di produttori e consumatori.
Il legame della Dop economy con questo sistema di valori, la pone al centro di una serie processi di sviluppo territoriale che coinvolgono ambiti e settori connessi con l’agroalimentare di origine (turismo, ambiente, cultura, benessere, sociale).
Dop economy nel Vocabolario Treccani
Dal 2018 in poi il concetto di Dop economy è stato ripreso da molti stakeholder del settore, studiosi e rappresentanti delle istituzioni, è stato rilanciato da numerosi media ed è entrato nel dibattito pubblico. Nel 2021 il termine Dop Economy è entrato nel Vocabolario Treccani dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, nella sezione “Neologismi”:“Dop economy (Dop-economy, Dop-Economy) loc. s.le f. Segmento della produzione e trasformazione dei prodotti agricoli destinati all’alimentazione a Indicazione geografica, che costituisce una parte importante del valore agroalimentare nazionale”.
Si tratta di un neologismo dal forte impatto immediato, composto dall’acronimo DOP e dal sostantivo inglese economy. Per i linguisti è uno pseudoanglicismo, perché il lessema complesso non è rappresentato nella lingua inglese, nella pratica è un costrutto di recente introduzione nella lingua, avallato fin dal suo esordio dai molti titoli dei giornali che lo ripresero perché ben esplicativo e di forte impatto; titoli e riferimenti a Qualivita che sono riportati anche nel vocabolario a supporto della spiegazione.
Dop economy (Dop-economy, Dop-Economy) loc. s.le f. Segmento della produzione e trasformazione dei prodotti agricoli destinati all’alimentazione a Indicazione geografica, che costituisce una parte importante del valore agroalimentare nazionale. ♦ Si consolida la produzione made in cooperative dei prodotti a denominazione. Se la “Dop-Economy” ha raggiunto la cifra record di 15,2 miliardi di valore come certificato dal Rapporto Qualivita 2018, è anche grazie al contributo della cooperative agroalimentari, leader indiscusse di alcune delle principali Dop italiane. Questa la top ten delle denominazioni in cui il peso della cooperazione è superiore al 70%: Mela Val di Non Dop, Mela Alto Adige Igp, Parmigiano Reggiano Dop, Grana Padano Dop, Pera dell’Emilia Romagna Igp, Asiago Dop; Teroldego Rotaliano, Soave, Lambrusco, Sangiovese tra i vini. (Vincenzo Chierchia, Sole 24 Ore.com, 15 dicembre 2018, blog Grand Tour) • Erano una nicchia, all’origine, ora sono un business che vale oltre 15 miliardi di euro. A breve saranno inclusi nella lista delle specialità protette anche gli spaghetti all’amatriciana, il piatto reso ancora più simbolico dopo il terremoto dell’agosto 2016: la domanda di registrazione come Specialità tradizionale garantita è stata appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. A metà dicembre sarà presentato a Roma l’Atlante 2020 delle produzioni italiane di qualità realizzato da Ismea, Qualivita e Treccani. Cibo e vini tutelati, il cuore della Dop economy nazionale, come viene chiamata. (Repubblica, 2 dicembre 2019, p. 14, Primo Piano) • La chiamano, a ragione, Dop Economy. Quel segmento del food a Indicazione geografica (Ig) con targa made in Italy, che rappresenta un quinto del valore dell’agroalimentare nazionale e che è stato capace di superare quota 16,2 miliardi di euro nel 2018 (+6%) e di triplicare il valore dell’export in dieci anni. (Gianluca Atzeni, Gamberorosso.it, 5 marzo 2020, Notizie) • [tit.] Riparte Dop-economy e Consorzi vogliono guidare / post Covid. (Ansa.it, 28 maggio 2020, T&G).
Composto dalla sigla DOP (o D.O.P.) e dal s. ingl. economy. Si tratta di uno pseudoanglicismo, perché il lessema complesso non è rappresentato nella lingua inglese.
Articoli e citazioni
17/12/2018 – In Italia una DopEconomy che vale oltre 15 miliardi – Huffigton Post di Mauro Rosati
15/12/2018 – Alimentare Dop: le cooperative rivendicano posizioni leader – IlSole24Ore.com | Grand Tour di Vincenzo Chierchia
02/12/2019 – Dop, Igp e Stg gli 822 marchi del Made in Italy – La Repubblica Primo Piano
05/03/2020 – La “Dop Economy”: un settore da oltre 16 miliardi di euro – Gamberorosso.it di Gianluca Atzeni
28/03/2020 – Riparte Dop-economy e Consorzi vogliono guidare post Covid – Ansa.it | Terra & Gusto
“Un riconoscimento che testimonia l’efficacia del lavoro svolto dal sistema delle DOP italiane e da chi lo rappresenta. La lingua, quando evolve, riflette la vitalità e la trasformazione della società che la usa ed è indubbio che il sistema dei prodotti di qualità sia un importantissimo motore di crescita economica e un fattore fondamentale nella costruzione della nostra identità collettiva. Va notato – prosegue Finotto – come il neologismo, in questo caso, venga a coronamento della crescita vigorosa e prolungata di un comparto economico. È un fatto positivo, dopo anni in cui molte altre ‘new economy’ sono state mode passeggere, parole frequenti nel dibattito sull’economia del paese eppure prive di un corrispettivo concreto”.
[Vladi Finotto, professore di strategia aziendale e co-direttore del master in cultura del cibo e del vino dell’università Ca’ Foscari]
“Un neologismo è sempre una bella notizia: per una lingua, per una cultura, per una civiltà. Significa che sono tutte e tre vive e vitali; significa che esistono una società che progredisce e un’economia che sa rinnovarsi. Esistono tante definizioni di economia. Introdurre – e farlo attraverso quella porta d’accesso al piano nobile della cultura che è Treccani – una nuova accezione di economia nel nostro lessico, potrà significare molto per la nostra terra e per quelle imprese che con la terra inventano e generano ricchezze e lavoro. A me piace leggere infatti, la Dop economy non come il riconoscimento per il molto che è stato fatto, ma come un incoraggiamento a fare ancora di più, certificando il fatto che quella delle DO è una strada giusta, sana, di valore”.
[Alberto Mattiacci, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Sapienza]