Se qualcuno insiste a dire che l’Italia non è in crisi allora devo proprio andare a farmi visitare da un buon oculista.
L’altra settimana mi trovavo a Roma in un buon ristorante : 4 coperti in tutto con 9 persone a lavoro; stessa scena a Firenze qualche giorno dopo in un locale dove solitamente occorreva la raccomandazione per avere un posto, in tutta la serata solo 6 persone a cena Non ci vuole tanto e soprattutto non occorre scomodare le ricerche per capire che le “tendenze” degli italiani, chiamiamole così, si sono nettamente modificate negli ultimi tempi soprattutto nei consumi alimentari. Se questo non servisse basta analizzare gli ultimi dati Istat relativi alla distribuzione: nel solo mese di luglio 2009, la vendita dei prodotti alimentari è diminuita dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,8% rispetto al 2008 mentre per quello che concerne la ristorazione si parla di un calo che va dal 10 fino ad un massimo del 30% . Da queste considerazioni è facile comprendere meglio i motivi della crisi della nostra agricoltura come ha ribadito con forza anche la manifestazione della scorsa settimana della CIA Toscana. Il dato che però ci porta invece a riflessioni ancora più precise è l’aumento delle vendite all’interno dei discount con un + 0,9% nel primo semestre del 2009, rispetto all’anno precedente. Tradotto in parole semplici, significa che i consumi si stanno orientando su prodotti di scarsa qualità, fatti con materie prime provenienti da nazioni dove le commodities costano molto meno che da noi a. Quindi meno richiesta del prodotto agroalimentare italiano perché i ristoranti consumano meno e la spesa si fa sempre di più seguendo la logica del prezzo basso e non della qualità e dell’origine del prodotto La logica però del contributo diretto non ha in questi anni risolto il problema degli agricoltori italiani e soprattutto non potrà risolvere quello della diminuzione dei consumi alimentari. Occorre ragionare diversamente; prendendo lo spunto dal settore auto, al quale sono stati concessi incentivi sull’acquisto di vetture ecologiche direttamente al consumatore finale, possiamo sostenere un intervento analogo in agricoltura attraverso la detassazione dei prodotti italiani di qualità; questo significherebbe un contributo vero, non solo a sostegno dell’intera filiera agroalimentare, ma anche al potere di acquisto dei consumatori che ogni giorno vanno a fare la spesa. Come dire si prenderebbe due piccioni con una fava!