Anche la grande industria alimentare fa crescere nella spesa degli italiani i prodotti di qualità
Sono 30 le nuove registrazioni per i prodotti italiani inseriti nella quarta edizione della dell’Atlante Qualivita, che testimoniano, insieme alle 11 approvazioni di modifica al disciplinare, quanto sia dinamico il settore della qualità alimentare negli ultimi 15 mesi. Una continua evoluzione particolarmente accentuata nel nostro Paese rispetto al resto d’Europa, in cui Francia e Spagna seguono l’Italia rispettivamente con 7 e 12 nuovi prodotti registrati.
Un numero crescente di prodotti che in questi anni hanno contribuito anche a modificare le abitudini di consumo e di spesa degli italiani. Una trasformazione dovuta anche alla maggiore attenzione dei consumatori per la salubrità e la qualità alimentare, in una accresciuta comunicazione in merito alle produzioni di qualità, ma soprattutto nella scoperta della qualità come opportunità di business da parte della grande industria alimentare intesa come GDO, industrie di trasformazione e grandi catene di ristorazione.
Tanto per citare qualche esempio, basti pensare che nei soli primi mesi del 2010, con l‘introduzione della linea McItaly all’interno della catena McDonald’s, la vendita di circa 3.000.000 panini ha rappresentato per il settore agroalimentare italiano un aumento di produzione di 44 tonnellate per l’Asiago DOP, 3 per la Bresaola della Valtellina IGP e 3 per il Parmigiano Reggiano DOP. Nel 2009, la catena Autogrill, con la sola vendita di panini a base di prodotti DOP, IGP, ha generato 170.000 Kg di produzione.
Anche la GDO è stata contaminata dal fenomeno DOP IGP a tal punto che tali prodotti sono diventati i protagonisti di linee specifiche che propongono ai consumatori il meglio del made in italy. La linea Fior Fiore della Coop Italia e la linea Sapori&Dintorni di Conad ne sono un esempio. La prima raccoglie 188 prodotti tradizionali, di cui 73 DOP, IGP, con un indotto economico che nel 2007 ha rappresentato il 5,3% del totale delle 12 linee a marchio Coop. La seconda racchiude un totale di 200 prodotti, di cui 30 a marchio DOP e IGP, con un volume totale di affari di 150 milioni di euro ed una crescita annua del 30% negli ultimi cinque anni.
L’industria di trasformazione contribuisce alla diffusione dei prodotti di qualità utilizzandoli come materia prima di molti dei suoi prodotti trasformati. Alcuni esempio vengono dalla Barilla con la linea Puri Sapori, che impiega prodotti DOP e IGP (Speck Alto Adige IGP, Parmigiano Reggiano DOP, ecc) come ripieni delle paste, dalla Venchi e dalla Domori che producono cioccolato con Nocciole del Piemonte IGP e la Molinari che imbottiglia il limoncello prodotto con il Limone di Sorrento IGP.
L’evoluzione della dispensa degli italiani, per quanto riguarda i prodotti di qualità,negli ultimi anni, è stata particolarmente consistente: dai quasi 4.000.000 di quintali del 2005 si è passati agli 8.000.000 di quintali nel 2008 attraverso la GDO; e dai 254.000 quintali del 2005 ai 900.000 quintali nel 2008, attraverso la ristorazione. Un evoluzione dovuta non solo alla crescita del numero delle registrazioni comunitarie, ma soprattutto all’intervento delle grandi imprese alimentari che hanno visto nella qualità legata al territorio un’opportunità nuova di business.
“Un fenomeno questo che apre grandi scenari per l’agroalimentare di qualità italiano, ma anche dei rischi, che porta a riflettere sulla necessità di accordi che regolamentino i rapporti tra il settore agricolo e dell’industria alimentare” commenta Mauro Rosati Segretario Generale della Fondazione Qualivita.
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