IN QUESTI GIORNI siamo stati inondati e allarmati, in tutti sensi, dall’acqua e dalle parole; Saviano ci ha raccontato che le imprese agricole meridionali affittano i campi alla malavita organizzata per sotterrare i veleni industriali; la Commissione europea ci ha informato sul pessimo stato dell’acqua dei nostri rubinetti; i Tg ci hanno riproposto ogni giorno le immagini inqualificabili della spazzatura di Napoli e infine il disastro ambientale dell’alluvione in Veneto.
L’immagine dell’agricoltura e dell’ambiente che ogni cittadino potrebbe ricavarne è allarmante quanto basta. Ma la nostra reazione non è commisurata alla realtà di ciò che sta accadendo; l’atteggiamento comune di fronte a questi fatti e a queste notizie è superficiale, come se la cosa non ci riguardasse mai direttamente. E invece ci riguarda, perché tutto questo è strettamente connesso con il cibo, che fa parte della nostra quotidianità e condiziona il nostro futuro. Ogni giorno mi chiedo cosa realmente potremmo fare, per far crescere una consapevolezza diversa; per ritrovare quel senso civico del vivere e quel senso etico del produrre, che era patrimonio dei nostri avi, ma si è letteralmente dissolto in questi anni. Nonostante oggi le persone siano tutte più istruite, sembra che si sia persa quella spontaneità nel percepire le cose che un tempo era innata: agricoltura, ambiente e salute viaggiano inesorabilmente insieme. I nostri vecchi lo sapevano, noi lo stiamo dimenticando. mauro@maurorosati.it