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CERTIFICAZIONI – Un protocollo in dieci parametri che misura il contenuto ambientale dei prodotti delle filiere agroalimentari e agroenergetiche. È il modello di valutazione e certificazione proposto da Ccpb dopo tre anni di studi che hanno visto la collaborazione di partner tecnicoscientifici quali Land Lab-Istituto di Scienze della Vita della Scuola S.Anna di Pisa, Cnr Ibimet di Bologna e diversi atenei. Misurando importanti categorie quali emissioni di gas serra, consumo idrico, uso del suolo, potenziale acidificante ed’ eutrofizzante dell’acqua e incidenza della quota di energia da fonti rinnovabili sul totale, il modello – che si basa sulla metodologia Lca – fornisce alle aziende
indicazioni precise su come ottimizzare i processi e ridurre sprechi e inefficienze. «Attualmente non esiste un modello di certificazione specifico per il calcolo degli impatti ambientali dell’agroalimentare – osserva Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb -. Per questo intendiamo offrire una metodologia condivisa». In effetti, i parametri Lca sono riconosciuti, così come le norme Iso su cui si fonda la, loro applicazione. La novità consiste nell’utilizzare quest’approccio in ogni passaggio delle specifiche filiere delle aziende produttrici che ne fanno richiesta. «A trarre vantaggio da questa nuova proposta di certificazione saranno in primo luogo i produttori agricoli – precisa Piva – che potranno beneficiare di uno strumento abbordabile, meno costoso e più rispettoso delle condizioni di variabilità agriclimatica». Ha fatto parte del panel di esperti e tecnici anche Auchan, che ha chiesto una collaborazione per valutare secondo questa metodologia i propri fornitori.