La Stampa
Al Chicago Board of Trade (riferimento mondiale perle materie prime agricole), in un mese il prezzo del grano è cresciuto del 34%, quello della soia del 17% e quello del mais addirittura del 42%: lo rivela Coldiretti che ha analizzato le quotazioni negli ultimi 30 giorni. Due le principali cause: produzione in calo sia negli Usa (per la siccità), sia in Russia (colpa delle alluvioni) sia in Europa (previsto un calo da 286,1 milioni di tonnellate a 282,1, pari a -1,4% a fine campagna 2012/213) e contemporaneo aumento della domanda per sfamare la maggior popolazione mondiale, la richiesta di biocarburanti e il consumo di carne (i cereali sono la base dei mangimi zootecnici)
in forte crescita in Cina. Tanto che secondo Fao e Ocse, nei prossimi 40 anni la produzione agricola mondiale dovrà crescere del 60%. «Ecco perché l’Italia deve difendere il suo patrimonio agricolo e la sua disponibilità di terra fertile quando, già ora, circa la metà dei prodotti alimentari sono importati» ribadisce il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Da una parte, il rialzo dei cereali porta benefici a quegli agricoltori che li coltivano, seppure le quotazioni alla borsa. merci di Bologna siano poco superiori a quelle dell’anno scorso, (mais intorno ai 24 centesimi al[ chilo, soia a quota 51, grano tra. 24 a 25). Dall’altra, farà aumentare i mangimi, quindi le spese, negli allevamenti da carne e da, latte. «Ma i prezzi di vendita alla stalla non compensano mai[ gli aumenti dei costi di produzione» dice Giorgio Apostoli, responsabile economico di Coldiretti. Se non ci saranno le-. ve speculative, Coldiretti esclude che il rincaro dei cereali comporti aumenti dei prezzi al consumo. «Anche quando ciò avviene, l’Istat conferma come, alla, produzione, il costo non aumenta: non sono gli agricoltori a speculare, ma altri» interviene Giuseppe Politi, presidente Cia.