Il Sole 24 ORE – AGRISOLE
Dopo un travagliato iter durato quasi vent’anni nasce l’organismo di tutela della denominazione regionale Sicilia DOP. Imbottigliamento fuori zona con controlli dell’organismo di tutela – L’opzione «doppio marchio». Nasce il «Consorzio vini Doc Sicilia», il braccio operativo della nuova Doc regionale. Al momento conta su sette soci e un presidente pro tempore. Antonio Rallo di «Donnafugata» (la storica azienda di Marsala), che è pure presidente di Assovini, l’«anima» del progetto. Soddisfatta la Regione, con le associazioni di categoria del comitato promotore. Dopo un travagliato iter, durato circa vent’anni, e un confronto serrato, soprattutto negli ultimi mesi, il nuovo soggetto è stato formalmente costituito, alla presenza dei rappresentanti
di Coldiretti, Confagricoltura e Cia, e quelli di Lega delle Cooperative, Agci e Confcooperative.
Si attende ora l’approvazione dello statuto da parte del ministero delle Politiche agricole. Al fianco del presidente Rallo, ci sarà un Cda con i sei rappresentanti delle varie associazioni. Dadefinire, ancora, le tariffe sui contributi annuali e le quote di ammissione. La nuova etichetta, già a partire dalla prossima vendemmia 2012, potrà essere adottata in tutti i territori dell’isola, dotati dei requisiti riconosciuti dalla Regione, inclusi quelli riconducibili, fino a oggi alle 22 Doc già esistenti. Il vino della Doc Sicilia si potrà imbottigliare anche fuori regione. Già definiti controlli e sanzioni per chi non rispetterà le regole dello statuto e del disciplinare anche se il consorzio dovrebbe diventare operativo in autunno. «Per il vino siciliano – ha detto il dirigente dell’assessorato all’Agricoltura e direttore dell’Istituto vini e oli siciliani, Dario Cartabellotta – si apre una nuova fase. Negli ultimi 15 anni la Sicilia è diventata un brand di elevato prestigio dell’enologia internazionale che evoca territori di straordinaria vocazione vitivinicola. L’accresciuto interesse dell’Italia e del mondo verso la Sicilia, ha fatto sì che moltissimo vino siciliano venisse comprato sfuso e imbottigliato in ogni parte del mondo come Igt Sicilia. Non c’è stato quasi nessun controllo sui flussi di vino sfuso e pochissimi su quelli a Igt; con la Doc saranno obbligatori anche per chi imbottiglia fuori Sicilia. Quando si possiede un nome che rappresenta il nostro brand, questo nome va tutelato. E l’unico modo è la Doc Sicilia». Non mancano però le prese di distanza. Il Consorzio della Doc Etna, per esempio, ha già annunciato di non voler aderire. Altre aziende e consorzi di tutela, invece, hanno chiesto all’assessorato regionale di poter aggiungere la parola «Sicilia» prima del nome della Doc preesistente. Il nuovo disciplinare, infatti, ha previsto la possibilità, per le 22 Doc, di fregiarsi del nome «Sicilia», così come scatterà una nuova denominazione anche per l’Igt: «Terre siciliane». .
INTERVISTA
Rallo: «La priorità è crescere sui mercati esteri»
Il primo primo presidente del Consorzio della Doc Sicilia è Antonio Rallo anche se lui si considera «pro tempore». «A breve avremo l’approvazione dello statuto spiega -. Poi bisognerà definire il Cda, le iscrizioni dei soci ed eleggere il nuovo presidente».
Lei è un candidato naturale?
No, non lo sono. Il mio ruolo, nella mia azienda e come presidente di Assovini, è già impegnativo. Vedremo.
Quanti produttori hanno risposto al censimento della Regione, per l’idoneità alla Doc Sicilia?
Al momento (anche se probabilmente i termini saranno riaperti) e grazie anche al contributo della Settesoli partiamo dai circa tremila produttori per una superficie di 32mila ettari. Ma è ragionevole pensare di raggiungere quota 10 mila.
Sono superate le polemiche su imbottigliamento e sottozone?
Sì, il disciplinare prevede l’imbottigliamento anche fuori della Sicilia ma garantito dai controlli rigorosi del Consorzio. Per quanto riguarda le 22 Doc esistenti, potranno premettere, alla loro denominazione. la parola Sicilia mantenendo l’indicazione territoriale. Per esempio, Sicilia Doc Contessa Entellina.
Quali le aspettative della nuova Doc?
La Sicilia ha bisogno di allargare i mercati. soprattutto Usa, Canada, Russia e paesi asiatici. E questo è l’obiettivo prioritario del Consorzio: far crescere le vendite valorizzando al massimo il marchio all’estero. etiamo dai circa tremila produttori per una superficie di 32mila ettari. Ma è ragionevole pensare di raggiungere quota lOmila.
Il consorzio non è riuscito a partecipare ai piani promozione dell’Ocm vino?
No, purtroppo come consorzio non abbiamo fatto in tempo. Ma i singoli produttori sì. Dal prossimo anno, sarà in campo anche l’organismo di tutela.