Espansione
Il ministro della Salute Balduzzi non ce l’ha fatta ad applicare una tassa di tre centesimi sulle bibite gassate. Un’idea – spiegava lui – nata per contrastare il consumo del cosiddetto junk food (il cibo spazzatura) e liberare risorse per favorire campagne di prevenzione e di promozione verso più corretti stili di vita. Ipotesi sensata, sparata mediatica o ennesimo tentativo di prelevare altri spiccioli dalle tasche degli italiani in tempi di crisi? Lo abbiamo chiesto a Lucio Lucchin, presidente dell’Adi, l’Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica. La prima domanda è d’obbligo: le bevande gassate fanno male? «Il problema non è tanto nel C02 ma negli zuccheri, che in certe bibite sono presenti in percentuali piuttosto elevate. Diciamo che una lattina di aranciata al giorno non dà problemi. Ma se la bibita va a sostituire la corretta assunzione di acqua il discorso cambia».