SIENA – Il re è lui, il parmigiano reggiano dop. Che è riuscito a togliere lo scettro all’aceto balsamico di Modena, vincitore lo scorso anno, e a imporsi su un altro capolavoro del gusto italiano: il grana padano, secondo a pari merito con l’aceto emiliano. Sono loro i magnifici tre della speciale classifica contenuta nel 10° Rapporto Qualivita Ismea 2012 sulle produzioni agroalimentari Dop, Igp, Stg e presentata a Roma alla presenza del ministro dell’agricoltura Mario Catania. E’ un rapporto importante, quello di Qualivita Ismea, realizzato per il ministero delle Politiche agricole in collaborazione con Aicig e l’università Sapienza di Roma. E che in Europa interessa, come sottolineano gli estensori del dossier, un volume prodotto di quasi 1,3 milioni di tonnellate e un fatturato al consumo di quasi 12 miliardi di euro.
LEADER MONDIALE – E ancora una volta il rapporto conferma l’Italia è leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate, con 248 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 154 Dop, 92 Igp, 2 Stg. Ma vediamo da vicino la classifica dei prodotti più blasonati e rilevati dai dati della produzione 2011. Il parmigiano reggiano, che si è classificato al primo posto, ha fatto registrare un fatturato al consumo di 2,29 miliardi di euro (più 15% rispetto all’anno precedente) e il secondo posto nelle graduatorie del fatturato alla produzione sul territorio nazionale, con 922 milioni e un più 19%, e da export, con 435 milioni e un positivo 12,4%.
BALSAMICO – Il grana padano, medaglia d’argento ha raggiunto un fatturato alla produzione di 946 milioni (più 21%), e di 1,49 miliardi al consumo (più 7%) condividendo la seconda posizione con l’aceto balsamico di Modena Igp (primo lo scorso anno). «L’aceto balsamico merita però un discorso a parte – sottolineano gli analisti – perché segue un percorso diverso rispetto alle due produzioni in testa alla classifica. L’anno scorso, da new entry, l’aceto si era piazzato direttamente al primo posto della classifica Qualivita. Quest’anno mantiene una buona posizione, dovuta per lo più alle ottime performance economiche dell’export (240 milioni, +23%) e del fatturato al consumo (433 milioni, +7%). Scende invece e di molto (-57%%) il fatturato alla produzione sul mercato nazionale che si assesta a 20 milioni di euro. Sarebbe necessaria un’ulteriore analisi per scoprire se per questa produzione, puntare sui mercati stranieri sia stata una necessità, vista la crisi che ha colpito il nostro Paese, o una strategia aziendale».
BUFALA – Ottime performance anche per il prosciutto di Parma dop (al quarto posto insieme alla mela dell’Alto adige) con 693 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 2.094 milioni di euro di fatturato al consumo e 299 milioni di euro di fatturato all’export. La mela igp Alto Adige ha invece fatto registrare un ottimo export sia per il fatturato pari a 110 milioni di euro che per la quantità esportata circa il 55%. «Anche per il gorgonzola Dop (7°) si osservano buone performance economiche – si legge nel rapporto – con 167 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 500 milioni di euro di fatturato al consumo e 82 milioni di euro di fatturato all’export. Stesso discorso per la mozzarella di bufala campana Dop (7°), rispettivamente 214, 558 e 75 milioni di euro, il prosciutto di San Daniele Dop (10°) rispettivamente 249, 685 e 54 milioni di euro, la mortadella di Bologna Igp, rispettivamente 193, 441 e 30 milioni di euro e la bresaola della Valtellina Igp rispettivamente: 192, 447 e 23 milioni di euro».
NUOVE PRODUZIONI – Durante la presentazione del Rapporto si è parlato anche delle nuove produzioni registrate in Italia e in Europa nel 2012. Nel nostro Paese sono stati 9: la carne fresca Cinta Senese, i formaggi Squacquerone di Romagna e Nostrano Valtrompia, l’olio extravergine di oliva Vulture, gli ortofrutticoli ciliegia di Vignola, uva di Puglia, susina di Dro e limone di Rocca Imperiale e, nella categoria altri prodotti, il sale Marino di Trapani. Hanno invece toccato quota 1137, con 556 Dop, 543 Igp e 38 Stg le registrazioni europee con 60 nuove registrazioni rispetto al 2011. Nel rapporto si sottolinea poi che il comparto delle Dop e Igp sta continuando la sua ascesa, anche se a tassi meno importanti degli anni passati. «La produzione certificata si è mantenuta pressoché costante nel 2011 (+0,2%), dopo i diffusi aumenti registratisi nel quinquennio precedente, con le sole parziali eccezioni del biennio 2008/2009», è stato spiegato durante la presentazione. Passando ad analizzare i valori di mercato del comparto delle Dop e Igp, gli analisti hanno stimato nel 2011 un giro d’affari potenziale di 6,5 miliardi di euro alla produzione mentre, per quanto riguarda il valore al consumo, il moltiplicatore commerciale ha condotto a una valorizzazione potenziale che si assesta su un ammontare di 11,8 miliardi di euro, di cui 8,5 sul mercato nazionale.
LA CRISI MORDE POCO – Dunque un risultato positivo, nonostante la crisi. Come conferma Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita: «Nonostante la difficoltà del contesto socio-economico dove ormai è consolidato il calo dei consumi alimentari, – spiega Semerari – le produzioni italiane a denominazione di origine fanno emergere le loro caratteristiche positive. I dati produttivi sono in aumento, se confrontati ad altri settori, anche perché le Dop portano innovazione e sviluppo. Il 2012 conferma che il tema dei prodotti Dop/Igp non è più solo una questione italiana e francese. Con le 60 nuove registrazioni ed un totale di 1137 prodotti registrati, il tema della qualità agroalimentare interessa appieno tutte le 27 nazioni dell’Ue così come altri Paesi del mondo: Cina, Vietnam, Colombia e India». Soddisfatto il ministro Mario Catania: «Il nostro Paese, leader indiscusso per numero di prodotti riconosciuti dalla Ue, vede nelle sue produzioni a denominazione di origine la punta di diamante di un sistema agroalimentare ricco e variegato, fondato sulla qualità e sul legame col territorio». Che poi si sofferma sulla valorizzazione dell’agricoltura come patrimonio per l’Italia non solo in termini economici, ma anche culturali, sociali e, non da ultimo, ambientali in quanto è il primo presidio contro i dissesti idrogeologici. «L’agricoltura deve essere perciò salvaguardata e tutelata, – continua il ministro – fermando l’avanzata della cementificazione, che sottrae terreni fertili in maniera irreversibile. Il disegno di legge per la valorizzazione delle aree agricole e contro il consumo di suolo, che purtroppo per il poco tempo rimasto all’attuale legislatura non ha i tempi per diventare legge, si pone proprio questo obiettivo e il mio auspicio è che il prossimo governo prosegua in questa direzione, forte di una crescente consapevolezza dell’importanza dell’agricoltura anche da parte dell’opinione pubblica. L’approvazione del disegno di legge contro la cementificazione significherebbe una crescita per il nostro Paese, un salto di qualità sotto tutti i punti di vista».
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