Il Resto del Carlino
La piadina romagnola è protetta dalla legge. La ricetta, gli ingredienti da usare e quelli assolutamente vietati sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale che ne tutela così l’identificazione geografica protetta (Igp), legittimando l’utilizzo del marchio da parte dei produttori che rispettano il disciplinare. Il primo punto riguarda l’area di produzione: le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e, in parte, Bologna. Il simbolo gastronomico della Romagna è a base di farina, acqua, sale, grassi e lievito, mentre sono banditi conservanti, aromi e additivi. Tutto chiaro, dunque. Non del tutto. Già, perchè sono anni che da queste parti si discute se la vera piadina sia quella alla “riminese”, cioè più sottile, oppure l’altra. Nemmeno il Disciplinare ha risolto la questione, visto che il testo prevede due differenti ricette: la piadina romagnola tout court deve essere rigida e friabile con diametro da 15 a 25 millimetri e uno spessore da 4 a 8 millimetri, mentre la variante ‘alla Riminese’ è morbida e flessibile, col diametro da 23 a 30 centimetri e lo spessore fino a 3 millimetri.