Gazzetta di Parma
Il giro d’affari della contraffazione in Italia vale dai 3,5 ai 7 miliardi di euro. Una stima prudente rispetto alla reale portata del fenomeno, perché basata solo, o quasi, sui sequestri effettuati. Parliamo di una «dark economy» che non deposita certo il proprio bilancio alle Camere di commercio e l’impatto si traduce anche in termini occupazionali: non meno di 130 mila unità. A denunciarlo è il giornalista Antonio Selvatici, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul tema, attraverso «Il libro nero della contraffazione» (Edizioni Pendragon), presentato ieri in Provincia. La contraffazione vale lo 0,7% del nostro Pil, e non è difficile immaginare come il più grande produttore di merce falsificata sia la Cina, da cui proviene il 74% dei prodotti sequestrati in Italia. «Dietro tutto, c’è la criminalità organizzata che pianifica movimenti e strategie – conclude l’autore. È stato un gravissimo errore quello commesso dall’Europa quando acconsentito ai cinesi l’acquisto di una parte del debito pubblico della Grecia: insieme al debito, a casa si sono «portati» anche alcuni moli del Pireo e, quindi, il lasciapassare della loro merce per l’Europa».
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