Altroconsumo
Il riso abbonda in bocca ai buongustai. Sempre meno piatto penitanziale, sempre più piacere per il palato. Leggero e digeribile toccasana per stomaco e intestino, bollito, con olio e limone, come ci ha insegnato la nonna. Da centinaia di anni è così, tant’è che una varietà si chiama Sant’Andrea proprio perchè fin dal Duecento, nell’ospedale di Vercelli intitolato allo stesso santo, era prescritto nella dieta degli inferi ricoverati. A far da contrappeso alla tradizione “salutistica”, ci sono gli opulenti risotti dei ricettari lombardi e piemontesi, e quelli bizzarri, in certi casi più light, firmati da chef di grido. Uno di loro ha detto che in cucina non c’è niente di più versatile del riso, può abbinarsi con tutto: il foglio bianco perfetto per le fantasie di uno chef. Una delle frodi più comuni nel mondo del riso è l’uso di varietà diverse, e meno pregiate, rispetto a quella dichiarata, pratica che la legge vieta. Per verificare che nelle nostre confezioni non ci fossero degli “infiltrati”, abbiamo preso le “impronte digitali” dei chicchi. Non esiste alcun prodotto puro al 100%. Per questo sono tollerate minime percentuali di grani rotti, spezzati, screziati, difformi o danneggiati dal calore.