Corriere della Sera
«E noi che mangiamo scarpe, allora?». Giunge da un blog di Shangai, in Cina, l’ultimo commento sullo scandalo del cavallo spacciato per manzo, in negozi e supermercati qua e là per l’Europa. Ma le battute sbiadiscono davanti alle dimensioni del caso, sempre più estese. A cominciare dall’Italia: dove ieri i Nas, i Nuclei anti sofisticazione dei carabinieri, hanno ispezionato la sede di Milano della Nestlé e il suo stabilimento a Moretta (Cuneo), nella scia dei controlli sui ravioli di brasato e i tortellini di carne, prodotti preconfezionati con il marchio Buitoni. L’altro ieri la stessa Nestlé li aveva ritirati dal commercio, sia in Italia che in Spagna, dopo aver accertato la presenza negli alimenti di un Dna equino pari all’1%. Vale a dire, 99% di manzo e 1% di cavallo: «Nessun problema di sicurezza alimentare», è stato poi spiegato da più fonti; ma un problema di informazione corretta al pubblico, e di sua tranquillità, probabilmente sì. Infatti anche l’Unione Europea – i Paesi coinvolti dall’allarme sarebbero già 16 – ha riconfermato ieri il via ai controlli di laboratorio sul Dna. Cominceranno subito. L’obiettivo è duplice: individuare la presenza di Dna equino e di fenilbutazone, anti infiammatorio definito come potenzialmente a rischio per l’uomo.