ItaliaOggi
La scommessa è sull’export. L’elaborazione definitiva dei dati fatta da Assoenologi sulle vendite di vino italiano all’estero nei 12 mesi del 2012 fa registrare un valore di 4,7 miliardi di curo pari a +6,5% rispetto al 2011, per un volume di 21,2 milioni di ettolitri, ossia di -8,8%, ma con una crescita del valore medio del 16,7%. Il che vuol dire che l’anno scorso la cantina Italia ha venduto di meno sui mercati internazionali, ma a prezzi più sostenuti e quindi ha introitato di più. Una performance di successo, che però va a confrontarsi con una situazione tale da mettere una seria ipoteca sulle vendite oltreconfine nella prima parte del 2013. Almeno questa è la percezione di Assoenologi. Perché? «Siamo convinti che almeno per tutto il primo quadrimestre dell’anno l’ andamento delle vendite all’estero sarà in flessione», spiega il direttore dell’associazione, Giuseppe Martelli, «questo per una serie di motivi: prima di tutto perché la vendemmia 2012, in Italia come in tutti i tradizionali produttori europei di vino, è stata alquanto contenuta. Un fatto che ha spinto buyer e importatori, preoccupati dal fatto che la bassa produzione avrebbe fatto ri toccare i listini al rialzo nei primi mesi del nuovo anno, a spingere sugli acquisti nel periodo prenatalizio. Infine i rilievi di mercato ci dicono che le vendite di prodotti agroalimentari risentono pesantemente della crisi e il vino non fa certo eccezione, con un invenduto che dovrà ora essere smaltito. Tutto ciò», conclude Martelli, «mette un grosso punto interrogativo sull’export, almeno sino a tutto aprile, visto che con i magazzini pieni gli ordini non potranno che rallentare».
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