Il Nordovest
Quello di Novara, del sequestro di latte in polvere destinato alla produzione di gorgonzola (di cui diamo ampio conto nella pagina accanto) è solo l’ultimo episodio scoperto sulla contraffazione alimentare. L’ultimo – ma solo in ordine cronologico – spiacevole fatto di cronaca. La contraffazione agroalimentare, nonostante tutte le tutele messe in campo (dall’etichettatura obbligatoria ai controlli sempre più serrati), è infatti uno dei mercati più floridi del Belpaese. Insomma, una sorta di falso “made in Italy” nel “made in Italy”: il tarocco delleccellenza enogastronomica che ci contraddistingue fa grandi numeri, non sente la crisi, ma anzi è parte integrante della stessa, quale ulteriore fattore di recessione economica. I numeri parlano chiaro. E disarmano allo stesso tempo. Tanto che, al fianco delle forze dell’ordine e del servizio sanitario nazionale, in Italia si è creata un’apposita commissione parlamentare d’inchiesta Ma il Belpaese resta comunque A terreno più fertile ove spacciare per buoni cibi tarocchi. A ciò poi si aggiungono i tentativi (chiamiamoli così) di “donazione” dell’enogastronomico di pregio (formaggi, vini, oli ecc…) dbltreconfine e il danno è fatto. Un danno alleconomia, oltre che alla sicurezza alimentare e al prestigio dei prodotti “made in Italy”, che è stato stimato in qualcosa come 7 milioni di curo l’ora, quasi 170 milioni al giorno, oltre 60 miliardi l’anno. Secondo i dati di Coldiretti, mentre nel 2011 circa 50mila aziende agroalimentari hanno chiuso i battenti per effetto della crisi sommata all’agropirateria (e nel 2012 quel che non ha fatto la recessione l’hanno fatto l’Imu&Co.), il fatturato del falso agroalimentare ha invece prosperato e raggiunto appunto i 60 miliardi.
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