Mentre a Roma veniva varato un disegno di legge-delega al governo per l’orientamento e la modernizzazione nei settori dell’agricoltura e dell’agroalimentare, mercoledi a Bruxelles veniva siglato un importante passo in avanti verso una Politica Agricola Comunitaria. Dopo oltre due anni di trattative, Parlamento europeo, Commissione, e presidenza del Consiglio Ue hanno raggiunto un’intesa sulla riforma della Pac. Finalmente, verrebbe da dire. Perché l’accordo è sul piano strettamente politico, mentre spetterà al bilancio generale della Ue, per il 2014-2020, tradurre le misure in realtà; e perché, mentre il bilancio Ue deve ancora essere definito, in mezzo ai tagli imposti della crisi economica, il settore agroalimentare vede ridimensionarsi la propria filiera produttiva.
Bruxelles passo avanti importante per un’azione organica e unitaria in agricoltura. Ma ora bisogna renderla efficace, bilancio Ue permettendo.
I termini dell’accordo prevedono aspetti sostanziali importanti: investimenti per la crescita occupazionale, in particolare quella giovanile, maggiore equità nelle sovvenzioni e misure stringenti per la sicurezza alimentare; il tutto sulla base di una crescente attenzione per il cambiamento ambientale e i suoi effetti sulle zone rurali. Direzionare le sovvenzioni ai piccoli agricoltori offrendo, in modo specifico, un aiuto ai giovani che vogliono investire nell’agricoltura come motore del proprio futuro. Come ha sottolineato più volte Enrico Letta, il tema dell’occupazione giovanile non può più essere rimandato e l’Europa (se ambisce ad un ruolo) non può non considerare l’agricoltura come asset strategico per la crescita occupazionale giovanile, soprattutto adesso che i giovani chiedono a gran voce di riappropriarsi della terra. Dall’altra parte questo accordo non dimentica di includere facilitazioni per la programmazione produttiva nel comparto vitivinicolo e in quello dei prosciutti a marchio Dop permettendo ad aziende che garantiscono una larga occupazione di sopravvivere al calo dei consumi che colpisce molti dei mercati occidentali. Una decisione che porta la firma soprattutto dell’Italia visto che dopo la programmazione produttiva dei formaggi Dop, puntava anche a quella dei prosciutti; un comparto che solo in Italia vale oltre 1 miliardo di fatturato. La stessa ministra De Girolamo si era spesa fino in fondo per attivare questa misura.
Come ha ricordato Paolo De Castro, in veste di presidente del team negoziale del Parlamento europeo, «se questo accordo diverrà realtà la Pac sarà al fianco degli agricoltori in questa epoca di grande competitività, ma al tempo stesso fornirà loro gli strumenti per gestire l’instabilità del mercato e la volatilità dei prezzi». Adesso il difficile è rendere tutto ciò cosa concreta, reale.
Ieri è stato fatto un ulteriore passo in avanti con il raggiungimento dell’accordo politico tra Parlamento e Consigliosul bilancio 2014-2020. Per usare le parole di De Castro: «L’accoglimento, da parte del Consiglio, delle richieste del Parlamento europeo permetterà di proseguire con l’iter di riforma della politica agricola». Aggiunto a questo fatto sarà bene ricordarsi le parole del presidente del consiglio Ue, l’irlandese Coveney, che, prima di chiudere l’accordo sulla Pac, ha dichiarato di aver ricevuto «un mandato forte, in quanto sostenuto globalmente da tutti gli Stati membri, compresi Germania e Gran Bretagna».
Speriamo che l’unità d’intenti sia la chiave del rilancio perché senza una vera Politica Agricola Comunitaria il futuro della nostra economia pagherà conseguenze carissime.