Gazzetta di Mantova
Un’estate un po’ così, umida quasi come un autunno, che ha falcidiato la produzione di melone, il nuovo «oro» dell’agricoltura mantovana. «Tra piogge e malattie correlate, abbiamo avuto un calo di produzione che in certe zone ha raggiunto il 30%» lancia il grido d’allarme Mauro Aguzzi, presidente del consorzio melone mantovano – in protezione ntransitoria Igp – a cui aderiscono 43 aziende con coltivazioni che si estendono su 2.300 ettari di terra sparsi nelle province di Mantova, Modena, Ferrara, Bologna e Cremona, con qualche migliaio di addetti. I numeri sono impietosi: la produzione dei meloni in serra ha avuto un calo tra il 25 e il 30%, mentre «nei primi trapianti, tra marzo e aprile, le perdite superano il 30%». Considerando che i meloni in serra occupano una superficie di 300 ettari, almeno 180 tonnellate di «roba» è andata perduta. «Colpa del tempo – impreca Aguzzi -. L’eccesso di pioggia ha provocato la comparsa anche di malattie come la didimella, un fungo che si sviluppa con l’eccesso di umidità. A completare l’opera si sono messe le gradinate della settimana scorsa: in alcun zone del Viadanese è stato un disastro». Se ogni anno il settore era solito superare i 60 milioni di euro di fatturato, «quest’anno difficilmente ci avvicineremo a quella cifra». Meno meloni in giro ma di ottima qualità: almeno una buona notizia per i produttori c’è.