Il Sole 24 Ore
Le nuove regole Ue sulla promozione del vino rischiano di fare un «buco nell’acqua». Dopo cinque anni di azioni di marketing dirette nei paesi extra-Ue (cofinanziate da Bruxelles) l’Italia ha chiesto, e ottenuto, di poter utilizzare i sussidi anche sul mercato europeo. Il via libera è arrivato solo per generiche azioni di sostegno con il divieto di promuovere le etichette aziendali. L’obiettivo dell’allargamento del raggio d’azione degli incentivi (102 milioni all’anno fino al2020 per cofinanziare i progetti) è di accelerare la spesa delle risorse comunitarie. L’Italia infatti ha lasciato inutilizzato il 28% del budget per il vino gestito a livello regionale.
L’Europarlamento ha sostenuto la proposta italiana che è stata così recepita nell’accordo finale della nuova politica agricola comune. Ma gli entusiasmi sono stati subito gelati dai regolamenti applicativi che, secondo quanto si legge sulle prime bozze in circolazione, limitano molto gli interventi sul mercato europeo. Si potrà infatti promuovere il consumo moderato o valorizzare il sistema delle denominazioni d’origine, ma senza far leva sul bran d. Un risultato deludente perle imprese italiane che per i progetti di promozione devono mettere sul piatto il 5o%, dell’investimento, senza poter contare su un ritorno diretto per le proprie etichette.