Il Sole 24 Ore
Che il consumatore cinese debba essere protetto da prodotti scadenti d’importazione o confezionati sul posto lo confermala vicenda del Prosecco in Cina. Piace, si sta facendo largo in un pubblico giov ane, ma il futuro è incerto. «Qui non ci sono bottiglie di Prosecco “made in China”, il problema è che nel mercato cinese si commercializzano vini chiamati “Prosecco” che in realtà non hanno nulla in comune con l’originale Prosecco DOP made in Italy. Il consumatore cinese può acquistare, per esempio, un Prosecco prodotto in Australia» spiega Andrea Bettinelli del Centro ricerche consorzio Prosecco. Uno degli obiettiviprincipali del Consorzio di tutela Prosecco DOP è proprio quello di salvaguardare il consumatore finale da tutti questi prodotti che cercano di imitare o copiare il nostro.
I vini a Prosecco DOP sono sottoposti ad un disciplinare di produzione e soprattutto a dei controlli lungo tutte le fasi produttive (vigneto, canti na ed imbottigliamento), solo quando il vino passa tutti questi controlli può essere chiamato Prosecco, e questo viene certificato dal Contrassegno di Stato posto su ogni bottiglia. «La protezione delle indicazioni geografiche in Cina e la denominazione di origine controllata Prosecco DOP si basano su normative strettissime, ma purtroppo ci sono alcune lacune a causa di normative ancora non emanate. Di conseguenza – sottolinea Luca Giavi del consorzio Prosecco di Treviso – a oggi non è possibile ottenere la registrazione di una IG straniera in Cina.»