Corriere della Sera
«Perché non rispettiamo i grandi oli come rispettiamo i grandi vini?». E la domanda con cui Tom Mueller, giornalista e blogger, chiude Il suo libro «Extraverginità», presentato ieri alla Camera dei deputati. Dal 2007 l’americano Mueller, che abita in Liguria, indaga sulle frodi di uno dei prodotti più noti del made in Italy. Al suo lavoro ha dichiarato di essersi ispirato il «New York Times» per realizzare 15 tavole grafiche intitolate «Il suicidio dell’extravergine». Un attacco che è sembrato fuori misura, generico e in alcuni punti impreciso all’industria olearia italiana.
Per esempio quando sostiene che i test dei nostri carabinieri per scoprire le frodi si basano soprattutto sul semplice odorato. Oppure quando si aggiunge che è legale importare olio d’oliva da Spagna, Marocco e Tunisia e marchiare le etichette delle bottiglie con il simbolo «Made in Italy». La legge impone invece di indicare la provenienza delle olive estere e di parti di olio non estratto in Italia. E vero che alcune aziende di olio d’oliva commerciale, vendute agli spagnoli, miscelano prodotti non solo europei, ma ciò viene riportato nelle confezioni.