Agrisole.
Sulla provenienza delle materie prime impiegate, sulla salvaguardia dell’ambiente messa in tutte le fasi di produzione, sull’attenzione alla salute dei lavoratori. O per aprire nuovi mercati in virtù di particolari regimi alimentari. Il panorama delle novità nel ventaglio delle certificazione è sicuramente ampio e variegato, ma tutti i casi più recenti confermano la grande vitalità del segmento. Del resto, secondo dati dal Rapporto Italia a tavola 2013 di Legambiente, che riprendono numeri della Commissione parlamentare sulla contraffazione, il giro d’affari degli alimenti illeciti sul nostro mercato è stimato intorno ai 7 miliardi di euro, un flusso che senza dubbio spaventa la massaia. Sugli scudi, come fenomeno da tenere d’occhio, è innanzitutto la certificazione Halal, ossia la rispondenza dei prodotti ai dettami alimentari della religione islamica. Una certificazione ancora piuttosto in ombra in Italia ma che ha enormi potenzialità di sviluppo. Basti pesare che si calcola come solo in Europa vivano oltre 51 milioni di cittadini musulmani. Numeri che lasciano immaginare un mercato dalle dimensioni tutt’altro che trascurabili.
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