La Commissione europea deve ritirare le sue proposte di via libera alle coltivazioni transgeniche (Ogm): l’Italia e altri undici governi europei lo chiedono in una lettera a Bruxelles, ma ottengono in sostanza una risposta negativa. Sul sì o sul no al cibo Ogm, insomma sul grande interrogativo se in futuro avremo alimenti naturali o geneticamente mutati, l’Unione europea si spacca. E si spacca tra due fronti, i cui paesi-leader sono casualmente gli stessi dell’opinione favorevole o contraria agli eurobond o a forme di responsabilità comune sui debiti sovrani dell’eurozona.
La Repubblica
I governi capofila del no al transgenico sono infatti quelli italiano e francese, che come è noto vedrebbero come positiva l’introduzione degli eurobond. Respinta invece dalla Germania, che con un’iniziativa diretta della Cancelleria si è schierata per gli Ogm. L’Europa a leadership tedesca insomma, con un’immagine forzata ma solo un po’, si annuncia poco solidale e molto transgenica. La lettera dei dodici, sottoscritta per l’Italia dal ministro degli Affari europei, Enzo Moavero, è stata inviata al Commissario europeo alla Salute, Tonio Borg. Chiede alla Commissione un passo indietro: «La discussione dell’ 11 scorso al Consiglio europeo – afferma la missiva- ha reso chiaro che nella sensibile questione di autorizzare il mais transgenico 1507, la soluzione è nelle mani della Commissione, che è ancora in grado di ritirare la sua proposta». 112 paesi (Italia, Francia, Austria, Bulgaria, Cipro, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Malta) ricordano che «una grande maggioranza degli attori coinvolti, il Parlamento europeo e gli Stati membri si sono ripetutamente opposti alla proposta», e l’altro ieri «solo 5 Stati l’hanno sostenuta mentre 19 erano contrari.