Il Sole 24 Ore
«Nel settore del vino biologico serve un salto di qualità per definire in maniera chiara cosa è bio dai vini naturali o senza solfiti. Da quei prodotti, cioè, che si richiamano solo a questo universo senza sostenere i medesimi vincoli pro duttivi e costi. Insomma non vogliamo cancellare operatori dal mercato ma fare in modo che tutto quanto viene indicato in etichetta risponda a un disciplinare di produzione e non sia frutto di sola autocertificazione». A dirlo è stato il direttore generale della qualità del ministero per le Politiche agricole, Emilio Gatto, nel corso del Vinitaly di Verona.
Un riferimento chiaro a quelle etichette come “naturale”, “senza additivi”, o semplicemente “sano” che sono riportate sulle bottiglie manon sullabase diun processo dicertificazione come invece richiesto (dal regolamento Ue 203/2012) ai produttori divino biologico. «Come ministero – ha aggiunto Gatto – siamo disponibili a individuare un percorso di certificazione anche per questi vini non bio perché non è possibile che in uno stesso segmento dimercato operino prodotti che sottostanno a strutture di costo differenti